lunedì 29 settembre 2008

WIGAN-CITY 2-1: LA MALEDIZIONE CONTINUA!



Altra trasferta a Wigan, 40 km. appena dal centro di Manchester, e altra sconfitta contro i Latics! I nostri poveri tifosi al seguito sono stati come sempre commoventi nei loro tentativi di sospingere Dunne e soci verso un gran risultato. Ma hanno dovuto ingoiare una prestazione assolutamente sottotono di un po' tutta la squadra - in particolare, del genio della lampada Robinho, reduce da un raid aereo di migliaia di chilometri nelle precedenti 48 ore - e l'arbitraggio a dir poco persecutorio verso il City dell'arbitro Bennett.

Pronti via e subito si capisce come Bruce, coach dei Latics, intenda impostare la partita: lanci lunghi tesi a scavalcare la metà campo, continua ricerca del contatto fisico in tutte le zone del campo coi nostri pesi leggeri spesso incapaci di saltare l'uomo e, soprattutto, due contropiedisti di razza come Heskey e il sorprendente egiziano Zacki pronti a seminare il panico nella nostra tremebonda difesa.

Gara collosa, difficilmente riusciamo a renderci pericolosi ma c'è da dire che lo spezzettamento continuo del gioco è colpa di Bennett, implacabile nel concedere calci di punizione ridicoli ai Latics quanto a negarne di evidenti a noi. Valencia pesca il jolly con un tiro di una potenza e di una precisione inaudita dai 35 metri ma i ragazzi, oggi nella bellissima casacca rossonera da trasferta, trovano quasi subito il pareggio con una punizione rasoterra dalla destra di Elano ribadita in rete in tap in da Vincent Kompany. Poi avviene il patatrac: Palacios si traveste da tuffatore dalla piattaforma scontrandosi in area col nostro Garrido e Bennett, pur essendo in ottima posizione per giudicare, inflessibile indica il dischetto. Proteste vane dei nostri, quindi Zaki non si fa distrarre dalla commediola inscenata per lui da Joe Hart e lo infila sulla sinistra: 2-1 e gara ancora in salita!

La ripresa diventa un calvario per Mark Hughes, costretto ad assistere impotente alle continue manfrine dei Latics tollerate vergognosamente dal ref. Sui complessivi 48 minuti si giocherà effettivamente meno di venti: un vero scandalo! Shaun Wright Phillips è troppo solo nel tentare qualche giocata geniale delle sue: assieme al solito generoso Ireland e a un Elano euclideo nella distribuzione della sfera i suoi tentativi di cercare il gol del 2-2 vengono vanificati da due prodezze di Kirkland. Finisce col pubblico di casa festante e con le telecamere di Sky che indugiano sull'amarezza dipinta sul volto dei nostri meravigliosi fans.

Stanchezza per le troppe gare finora giocate? Arbitraggio assolutamente contrario? Sono attenuanti valide fino a un certo punto, cari amici Citizens! Il 4-1-4-1 studiato questa stagione da Hughes funziona senz'altro bene quando le avversarie ci attaccano in massa. Mostra invece vistose lacune quando, complice il difensivismo esasperato di squadrette abituate a lottare pallone su pallone come il Wigan, si vede chiaramente che il pur bravo Jo non è un centravanti vero.

Ora ci attende giovedì il ritorno di Coppa UEFA contro i ciprioti già battuti in casa loro 2-1 e, soprattutto, riceveremo domenica pomeriggio al City Of Manchester la visita della temibile corazzata dei reds di Rafa Benitez. Il loro Roy Keane, ex cannoniere del Tottenham con un passato lontano nell'Inter di Roy Hodgson, non ha ancora segnato in Premier con la sua nuova maglia: vuoi vedere che ...? Due appuntamenti chiave per la nostra stagione: solo al fischio finale della sfida contro gli Scousers potremo tirare un primo bilancio sul nuovo corso dei nostri adorati Skyblues!

domenica 28 settembre 2008

UN NUOVO AMICO DALLA PROVINCIA GRANDA


Ci scrive da Vicoforte, delizioso paesino in provincia di Cuneo celebre per il suo meraviglioso santuario, un nuovo amico di Italian Blue Moon. Qui sotto il testo integrale della sua letterina:
Il City a Manchester come il Toro a Torino ...
Caro Renato,
mi chiamo Andrea e sono un ragazzo di 24 anni della provincia di Cuneo.
Come avrai potuto intuire sono un tifoso granata,innamorato del Toro (cioè,di ciò che resta del toro) e appassionato di Premier League.
Sono 12 anni che frequento lo stadio ... lo striscione TORO CLUB ENGLAND lo vedevo sempre e chiedevo a mio padre: "Papà che cos'è quel simbolo azzurro su sfondo bianco?".
Mio padre mi diceva sempre: "Vedi, quello è il simbolo del Man City, la squadra buona e corretta di Manchester...come noi lo siamo di Torino! E' una delle poche squadre che meritano rispetto!"
Ora ti scrivo, caro Renato, per dirti che nel mio cuore al 95% granata c'è posto anche per voi della metà Blue di Manchester!
Seguo tutte le partite su sky e sono orgoglioso che almeno in passato siate stati nostri amici o di tanti che lo siate ancora! Ricordo i due derby dello scorso anno: 1-0 al City of Manchester e incredibile 2-1 all'old trafford ... che godere ragazzi, che roba! m
Mi piacerebbe unirmi a voi nel vostro club e mi piacerebbe condividere con voi questa passione azzurra per ricambiare con quella granata, mi piacerebbe venire con voi ogni tanto lassù a Manchester!
Ti lascio sperando che questa mail ti abbia fatto piacere.
CITY / MANCHESTER CITY / THE BOYS IN BLUE / NEVER GIVIN'!!!!
Ciao a te e agli altri Blues, forza Toro e forza Man City!
ANDREA BRACCO - Vicoforte (CN)
Carissimo Andrea,
benvenuto nel nostro club di Citizens italiani!
A te come agli altri iscritti ricordo che, pur avendo ognuno di noi le più disparate motivazioni personali, l'amicizia fraterna e la comune passione per questa gloriosa squadra vengono prima di tutto.
A Torino o a Roma, in Lombadia come in Sardegna, e chissà in quali altre città o regioni della penisola il City è una piacevole epidemia che sta contagiando, mano a mano, sempre più sostenitori.
Faremo il possibile, nella primavera del 2009, per organizzare un bel raduno di ITALIAN BLUE MOON. Fin da ora conto sul tuo aiuto, Andrea!
COME ON CITY FOREVER! RENATO

venerdì 26 settembre 2008

FLOP DEL CITY A BRIGHTON


Carling Cup davvero stregata per il nostro City! Non c’è il due senza il tre e, dopo Doncaster e Chesterfield, un altro piccolo club partecipante alla Coca Cola League 1 (corrispondente alla nostra attuale Prima Divisione), il Brighton Hove Albion, ci ha impietosamente fatto tornare coi piedi a terra dopo il successo roboante sui Pompey di Peter Crouch e Jermaine Defoe.
Mark Hughes, alla fine dell’incontro perso malamente per 5-3 dopo la lotteria dei calci di rigore, è stato brutalmente chiaro. “Manchiamo di professionalità” ha dichiarato Sparky ai cronisti presenti a Brighton “mi sento più umiliato che arrabbiato per come i ragazzi hanno affrontato questa gara!”.
Il turn over non ha minimamente funzionato e il manager gallese sa di non poter addebitare qiesta sconfitta alle assenze di Robinho, Wright Phillips, Richards e Petrov.
L’essere diventati all’improvviso il club di calcio più ricco del mondo, amici miei, non ci deve far illudere: la strada per diventare una vera grande è ancora impervia! A oggi Hughes dispone di alcuni campioni già affermati e abituati alle grandi ribalte, di qualche onesto comprimario della Premier League (Dunne, Ball, Garrido, Hamann) e di tanti giovanissimi promettenti ma ancora alle prime armi.
Chi conosce le leggi che regolano la vita quotidiana di uno spogliatoio di calcio comprende che un bravo allenatore, a qualsiasi livello sia chiamato ad operare, ha la mentalità del barman di grande livello che usa lo shaker per frullare tanti elementi in unico cocktail di classe.
Hughes è un vincente nato ma, essendo stato un grande centravanti di sfondamento, tenderà sempre a dedicare più attenzione alla fase offensiva piuttosto che a quella difensiva.
Siamo come una fuoriserie a trazione anteriore a cui qualsiasi asperità del terreno può far male, e pure parecchio!
Ora ci attendono i Latics di Wigan. I terribili vicini della Greater Manchester, guidati dal petulante ex rag Steve Bruce, faranno carte false per guastare la festa alle migliaia di supporters skyblue che riempiranno il piccolo JJB Stadium. Telecronaca in diretta su uno dei tanti canali di SKY Calcio alle 17 precise: niente più distrazioni o cadute di concentrazione, ragazzi, non facciamo incavolare lo Sceicco altrimenti …

mercoledì 24 settembre 2008

BLUES E GRANATA: AMICI NEL NOME DI UWE ROSLER


C’era una volta, nei giorni bui degli Anni Novanta in cui il nostro club si barcamenava fra Championship, in 1st e addirittura 2nd Division, un curioso gemellaggio fra le tifoserie del Torino e del nostro City. In Curva Maratona campeggiava spesso un grande bandierone con la scritta TORO CLUB ENGLAND. A portarlo con legittimo orgoglio c’erano, mischiati gli uni agli altri, piemontesi granata e mancuniani dal cuore decorato di skyblue. Avevano due caratteristiche in comune: 1) sui rispettivi documenti d’identità, alla voce stato civile c’era scritto: libero e 2) provavano una sincera repulsione per i colori degli altri due club cittadini, considerati unanimemente due simboli del Potere Consolidato.
Amici per la pelle, i primi partivano alla volta di Manchester per sostenere il povero City sommerso da mille difficoltà eppure mai domo. I secondi, invece, seguivano il Toro dell’era Borsano & Mondonico sia in Italia che nelle trasferte europee. Furono meravigliose trasferte fatte di accalorate discussioni, avventure amorose, bevute e mangiate pantagrueliche. Ad interrompere la magia di questi incontri avrebbe provveduto la triste litania dei primi matrimoni, delle nuove responsabilità da capofamiglia, e via dicendo. Ma questo è un altro discorso, amici Citizens!
Idolo indiscusso dei fans granata quando si recavano nel glorioso tempio del Maine Road fu Uwe Rosler. Centravanti proveniente dalla Germania Est, arrivò come un perfetto sconosciuto con la formula del prestito di tre mesi a marzo 1994. Neanche il tempo di ambientarsi in vista della stagione successiva che, a guidare i nostri Blues, arrivò forse il peggior manager della nostra storia. Alan Ball trattò con alterigia, relegando in panca e in tribuna, il povero atleta tedesco che pure dava l’anima ogni occasione che veniva messo in campo.
Certo, un grande campione non fu, il nostro eroe, ma non per questo si perse d’animo. Tosto, anzi tostissimo benché certamente poco dotato di centimetri da madre natura, Rosler probabilmente conosceva una sola tattica di gioco: la lotta dura e senza tregua contro il marcatore avversario!
Ci riuscì così bene al punto di segnare, dal 1993 al 1998, la bellezza di 65 reti in 181 partite disputate con la nostra divisa: una rispettabilissima media realizzativi di un gol su 3 partite, non male, vero?
Il più celebre di questi gol diede la stura a una leggenda che, da sola, spiega quanto sia grande e colmo di raffinata ironia l’amore che lega i nostri fans al City. Fu un tiro di una potenza squassante che si abbattè sul povero portiere dei rags finendo poi per varcare la linea di porta dell’Old Trafford. Era il gol del provvisorio 2-2, poi i maledetti avrebbero vinto ugualmente!
Ma qualche Citizen presente quel giorno allo swamp, nel raccontare quella prodezza ai suoi amici in un pub della Manchester skyblue, disse che a ispirare Rosler era stato suo nonno, mitico pilota di uno Stukas, durante la Seconda Guerra Mondiale. “Uwe’s Grandad bombed Old Trafford!” questa la frase che i tifosi del North Stand stamparono in migliaia di magliette rievocative: molti loro amici granata ne possiedono una copia e la conservano religiosamente, al riparo dagli sguardi increduli dei loro familiari sicuramente ignari, nel ricordo dei bei tempi andati.
Quello era davvero un altro calcio, sia in campo che sugli spalti, amici Citizens!

lunedì 22 settembre 2008

LA STRANA AMNESIA DI MR WENGER



L'invidia, si sa, è una brutta bestia! E il nostro City, diventato di colpo il club più ricco del mondo, di invidia ormai ne suscita a fiumi. E' un vero peccato che Arsene Wenger, manager transalpino dell'Arsenal, sia così roso dall'invidia per il nostro amato City da rendere al sito ufficiale del suo Arsenal dichiarazioni così : "Non riesco a capire perché questi arabi abbiano comprato il City. Non mi sembra che l'abbiano fatto per guadagnarci su. L'han forse fatto per passione? Non posso immaginarmeli come tifosi del Manchester City fin dalla giovane età, quindi dico che non esiste un motivo razionale per cui hanno comprato questo club. La Premier League può anche arrivare ad avere 20 bilionari proprietari dei 20 club partecipanti, ma sarà sempre uno solo quello destinato a vincere: e gli altri? Se costoro un giorno si stancassero di buttare via quattrini in che situazione finirebbe questo club? Il loro interessamento per giocatori sotto contratto come Cristiano Ronaldo e Torres? E' una vera mancanza di rispetto!". Caro Mr Arsene, stia calmo e risponda invece a queste due domande: 1) come si chiama lo stadio in cui i suoi amati Gunners giocano? 2) per caso ha mai sentito parlare di un certo Alisher Usmanov? Qualora non fosse in grado di rispondere, sappia allora che: 1) lo stadio sorto dalle ceneri del glorioso impianto di Highbury si chiama, e non certo per uno strano gioco del destino, Emirates Stadium. 2) Mr Usmanov è un ex oligarca russo di dubbia fama che detiene, non certo perché è miope e da bambino giocava portiere col desiderio di emulare il grande David Seaman, il 25% delle azioni del suo Arsenal. A Milano è sempre in voga un celebre detto popolare: "Offeleè, fà il tò mesteè!" che significa in italiano: "Fornaio, fa il tuo mestiere!". Caro Wenger, lei è un bravo manager, il suo Arsenal coniuga da anni spettacolo e agonismo allo stato puro, ha tirato su dal nulla giovani interessantissimi trasformandoli in grandi campioni, ha anche vinto parecchio, però ... però, prima di guardare in casa d'altri, perché non si documenta meglio di quel che avviene in casa sua?

domenica 21 settembre 2008

CITY-POMPEY 6-0: AZZURRO, IL POMERIGGIO E' TROPPO AZZURRO!

(foto di Ian Dockry)

Una prestazione "regale" per ingraziarsi il Principe "Reale" di Abu Dhabi, Sheikh Mansour Bin Zayed Al Nahyan, neo-proprietario dei Blues di Manchester? Beh, cari amici Citizens italiani, non saprei definire altrimenti il rotondo 6-0 con cui i ragazzi di Mark Hughes hanno demolito, minuto dopo minuto, i poveri Pompey oggi al City Of Manchester. Sei reti spettacolari, sei marcatori diversi, un calcio corale a due tocchi come solo l'Ajax di Crujff o il Milan degli olandesi di Arrigo Sacchi erano capaci di esprimere. Se sia stato solo un fuoco di paglia, sarà il prosieguo di questa incredibile stagione a dircelo. Per ora godiamoci la classe allo stato puro di Robson De Sousa, in arte Robinho, autore ad esempio di una rabona deliziosa che, allo scadere del primo tempo quando il risultato era ancora in discussione, ha fatto crollare d'entusiasmo gli spalti del COMS. E' stato forse questo gesto tecnico di una raffinatezza inaudita lo spartiacque del match di oggi. Gli uomini di Redknapp, infatti, non avevano certo demeritato nella prima frazione costruendo anzi tre o quattro occasioni d'oro che, se concretizzate, avrebbero riaperto la gara. E invece ...
Non ci sono stati migliori in campo oggi pomeriggio! Perché?
Ireland, o come ormai lo chiamano ora a Manchester The Bald One, è stato oggi un folletto inesauribile, autore di due assist da favola.
Jo uno scardinatore paziente e cinico della difesa avversaria, potente ma un po' troppo compassata.
Shaun Wright Phillips è cresciuto di giocata in giocata, terminando con una furia agonistica sublime: il suo astro è tornato a splendere in tutto il suo atletismo dopo due anni passati a scaldare la panchina di Stamford Bridge!
Zabaleta, appena arrivato, è stato in grado di oscurare la fama del pur bravo predecessore Corluka con un repertorio di giocate d'autore.
Elano, forse non ancora al top della forma, si è riciclato sapiente regista di centrocampo.
Richard Dunne, capitano e uno dei pochi esponenti sopravvissuti al nuovo corso, ha festeggiato il suo 29° compleanno segnando addirittura un gol, complice anche l'ennesima bestialità del portiere dei Pompey, il caro ex Calamity James.
Ma è il meraviglioso stantuffo belga Vincent Kompany, il De Rossi del nuovo City molto somigliante nel modo di giocare alla Roma di Spalletti, ad avermi incantato di più! Quando si accorge che un avversario si allunga troppo un pallone oppure esita troppo a tenere la sfera, lui è lì, implacabile pitbull, a far ripartire con passaggi e lanci illuminati le ripartenze in attacco.
Insomma, un pomeriggio da leoni inaugura la nuova era della proprietà araba del Manchester City. Martedì 23 si completerà infatti il passaggio del City da Shinawatra (che manterrà il 10% delle azioni) al gruppo ADUG. Nuovo amministratore delegato, che affiancherà il dinamico ex uomo Nike Garry Cook, sarà Khaldoon al Mubarak, presente in tribuna al fianco dell'applauditissimo presidente onorario Shinawatra. Ragazzi, non ci posso credere: fino al 31 agosto abbiamo rischiato di scomparire dal calcio che conta e, risvegliandoci il 1 settembre, abbiamo scoperto che la Dea Bendata ci sta davvero riservando un trattamento di prim'ordine!


venerdì 19 settembre 2008

OMONIA-CITY 1-2: A NICOSIA FESTEGGIANO IN 900



Tornano belli carichi quei novecento intrepidi Blues che han seguito stasera la vittoria in trasferta a Nicosia del nostro amato squadrone. Hughes conferma 4-1-4-1 già intravisto nel finale dello sfortunato match casalingo contro i campioni del Chelsea. Davanti a Hart, difesa con Zabaleta e Garrido terzini e la coppia Richards-Dunne in mezzo. Poi il belga Kompany a far da frangiflutti dietro a quattro meravigliosi tuttofare come Robinho, Elano, Ireland e Wright Phillips. Il dinoccolato Jo è unica punta.

Gara vibrante fin dalle prime battute con "The Bald One" e Shaunie particolarmente in vena. I ciprioti pensano quasi solo a difendersi e riescono a chiudere il primo tempo a reti inviolate malgrado almeno quattro colossali occasioni da rete costruite. E i nostri novecento tifosi al seguito? Beh, loro non si perdono d'animo conquistati dal ritmo e dalle combinazioni palla a terra ficcanti dei nostri ragazzi. Si segnala tra gli altri l'argentino Pablo Zabaleta, alla sua seconda gara in skyblue esattamente come Robinho, per il suo magnifico senso della posizione e per gl'interventi decisi ma corretti. Quando meno te l'aspetti, Omonia in vantaggio su calcio di punizione dal limite: scorrono i brividi sulla schiena per un attimo, poi ...

Poi, incessante come nei momenti importanti della nostra storia, il coro "Blue Moon" s'innalza nel clamore acceso della folla cipriota e il City riparte all'assalto della porta cipriota. Ci pensa, rispettivamente su assist di Wright Phillips al 59° e di Zabaleta al 72° minuto, Jo a ribaltare il risultato a nostro favore con i suoi primi due gol in carriera coi nostri colori. Vittoria di misura ma sacrosanta: almeno dodici palle gol costruite al cospetto di un avversario coriaceo e poco disposto ad aprirsi sono un buon biglietto da visita per il ritorno fra due settimane al COMS. Esplode fragorosa la gioia dei novecento Mancunians pronti a tornare a casa per preparare a dovere il prossimo incontro casalingo di Premier.

Adesso contro i Pompey, squadra d'alta classifica, compatta e manovriera - anche loro vittoriosi stasera in UEFA per 2-0 (gol di Diarra e Defoe) al Frampton Park contro i portoghesi del Vitoria Guimaraes - mi aspetto un City meno sbarazzino e più concreto di quello osservato contro Lampard e soci sabato scorso. I nuovi crescono partita dopo partita e, cosa di non poco conto, Robinho, la stella brasiliana appena arrivata, deve ancora ambientarsi. Un undici di classe così eccelsa non si era mai visto, in tutta la nostra pluricentenaria storia. Vien voglia di scappare lassù, con tanto di caffettano bianco col marchio sociale, a gridare anche noi, Citizens italiani: "Come on, bright Arabian Blues!"

lunedì 15 settembre 2008

CITY-CHELSEA 1-3: INIZIA UNA NUOVA ERA, MA ...


Comincia nel peggiore dei modi la nuova era dirigenziale dei Citizens. Vanno comunque attribuiti i giusti meriti ad un ottimo Chelsea, tornata ad essere la squadra cinica e a tratti spettacolare dei tempi di Mourinho, grazie ad un Felipe Scolari che sembra aver trovato la giusta amalgama di uno spogliatoio difficile da gestire.
Venendo alla gara, non c'è quasi neanche il tempo di accogliere i nuovi acquisti Zabaleta e Robinho, che quest'ultimo sale in cattedra e al 13' realizza in maniera impeccabile un'invitante punizione guadagnata da Jo all'altezza della lunetta: palla nel set e Cech battuto grazie anche ad una lieve deviazione di Mikel. Ma, come sempre nella storia del City, i momenti memorabili durano sempre troppo poco: ed ecco che appena 3 minuti Ricardo Carvalho pareggia i conti su retropasssaggio di Joe Cole che, a dirla tutta, risulta in evidente possizione di fuorigioco, per di più attiva ai fini dell'azione.
Al 27' una zuccata di Malouda, ben imbeccato da Joe Cole, scuote la traversa di Joe Hart, mentre sul ribaltamento di fronte è bravo Carvalho a salvare il tiro a botta sicura di Jo. Il centrocampo del Chelsea si dimostra un vero diesel: impiega qualche minuto a carburare ma poi scatena tutta la sua potenza e la sua classe, sebbene oggi per Lampard, Deco e Mikel sia difficile penetrare la diga formata da Didi Hamann e dal belga Kompany.
Nella ripresa dunque, è proprio Frankie Lampard ad indovinare uno splendido e preciso diagonale che ribalta la situazione in favore dei londinesi.
Il 3-1 arriva sull'asse Joe Cole-Anelka, col francese che sfrutta il passaggio filtrante del compagno e batte Hart in uscita. 3 minuti dopo va segnalata l'espulsione di John Terry per un fallaccio da ultimo uomo su Jo. Ma cambia poco: il nostro City non ha ancora la compattezza e l'esperienza da grande squadra! Queste doti purtroppo non si comprano con i petrol-pounds, ma richiedono un serio e ambizioso progettto calibrato nel tempo, che questa nuova dirigenza sembra comunque intenzionata a rispettare.

I MIGLIORI E I PEGGIORI
BALL 5 : Questo ragazzo è sempre volenteroso, ma i suoi svarioni improvvisi sono ormai troppo frequenti. Suo è l'errore che propizia il gol di Lampard.
WRIGHT PHILIPS 7,5: Ha voglia di rivincita e lo dimostra. La sua velocità è impressionante e i suoi cross sono ottimi, come del resto sapevamo già. Peccato che in attacco manchi un ariete pronto a fare da sponda con Shaun, che troppo spesso si trova a predicare nel deserto.
HAMANN 7: è un guerriero e non molla un pallone, fino alla sostituzione necessaria con Fernandes, che però non lo fa rimpiagere.
KOMPANY 5: Meno preciso del solito, il ragazzo ci ha abituato a ben altre prestazioni. Ma è un vero talento, non c'è nulla di che preoccuparsi.
ROBINHO 7: il voto è generoso e d'incoraggiamento. Le doti tecniche non si discutono..aspettiamo però una condizione ottimale per sognare...
IRELAND 7: Piace questo folletto tuttofare irlandese che sa essere pungenete in attacco e, all'occorrenza, dare una mano a Didi Hamann.
CARLO TAGLIAGAMBE

venerdì 5 settembre 2008

DA SIENA NUOVO INNO AL CITY!


City-Chelsea del prossimo 13 settembre: pochi minuti fa in sede è apparso il cartello "SOLD OUT". Tutto esaurito, quindi al City Of Manchester per un incontro al vertice che si annuncia fra i più appassionanti nella storia dei due grandi club inglesi. Mentre Mark Hughes provvedeva a rinnovare il suo look prima d'incontrarsi per la prima volta con i suoi nuovi datori di lavoro arabi (v. foto qui sopra, speditami dagli amici inglesi di Mancity.net), da Siena ecco che l'amico Filippo Selva, Citizen da sempre, mi invia questo bellissimo inno:
"Amo City"
Amo tifare City perchè mi accorgo che mi rende felice,
Amo tifare City perchè sento che mi rende migliore,
Amo tifare City perchè condivido forti emozioni con i miei amici ogni sabato,
Amo tifare City perchè "è più" che tifare una squadra "normale",
Amo tifare City perchè per quanto in basso possa cadere, ho sempre una dignità,
Amo tifare City perchè sento che il pulsare del mio cuore per i Blues non sarà mai vano,
Amo tifare City quando Gnagno mi sorride e mi dice che ce la faremo,
Amo tifare City perchè mi ha insegnato a odiare i Rags,
Amo tifare City perchè c'è gente come Renato che da' il cuore per noi,
Amo tifare City perchè mi aspetto sempre di più, mai di meno.
Ma mi correggo, non è che Amo solo tifare City...
Amo che il mio cuore, ovviamente dopo la mia contrada appartenga al City.
Perchè del City non si diventa, casomai ci accorgiamo in ritardo di appartenere a quella compagine Blue Sky che ogni settimana ci riempie d'orgoglio.
Quella squadra sminuita da tutti e amata da pochi.
Quella squadra che ogni anno ti regala da vivere 90 minuti col cuore in gola e una vita ricca di passione.
Grazie a chiunque abbia letto questa "accozzaglia" di emozioni che appunto solo la Vera Prima squadra di Manchester mi fa provare. Dedicata a tutti voi, veri Citizens!
F I L I P P O

giovedì 4 settembre 2008

CARLO CI RACCONTA L'OASIS-PENSIERO


Dal nostro inviato speciale Carlo Tagliagambe ricevo e immediatamente pubblico l'atteso reportage sulla reazione alle grosse novità del nostro (e loro) City da parte dei fratelloni Gallagher:
Nel mondo del calcio dicasi "sindrome da Atletico" quella sensazione di perenne frustrazione e senso di inferiorità vissuto da una determinata squadra nei confronti della ben più blasonata compagine rivale. Specie se la rivalità in questione si consuma all'interno di una determinata città. Questo simpatico motto sportivo prende ad esempio la città di Madrid, dove il pur blasonato Atletico è sempre vissuto nell'ombra della squadra forse più leggendaria di sempre, il ben più celebre Real.
Ma anche a Manchester, almeno fino ad un annetto fa, la situazione non sembrava poi tanto diversa. Un annetto fa, appunto! Prima che Shinawatra ed Eriksson facessero risorgere il City dalle sue ceneri e lo conducessero a 2 splendide vittorie in altrettante stracittadine. E che dire del presente? Col passaggio di proprietà ai petrolieri arabi, i rags si sono trovati addirittura scippati della palma di squadra più ricca del mondo.
Ad esprimere tutto lo stupore della tifoseria SkyBlues per tale verdetto alla BBC ci hanno pensato loro, i due tifosi più illustri della squadra delle Eastlands: Noel e Liam Gallagher. Il chitarrista degli Oasis, nonchè maggiore dei due fratelli, ha infatti espresso così la propria meraviglia: "Ho sempre pensato che 40 anni di lealtà sarebbero stati ripagati in qualche modo e ho sempre sperato che un giorno sarebbe venuto qualcuno che ci permettesse di esaltarci. E sarà bellissimo sapere che ogni litro di benzina che un tifoso del Man Utd utilizzerà per la propria auto finirà dritto dritto a finanziare la nostra campagna acquisti". Liam, vocalist del gruppo, ha rincarato la dose: "Passare dall'essere un piccolo club amato dai tassisti di Londra a una delle squadre più ricche al mondo in poche ore è piuttosto elettrizzante".
I due fratelli Gallagher, tra le altre cose, sono famosi in tutto il mondo per il loro vizietto di intonare cori offensivi contro i Red Devils durante i loro concerti: "Li odiamo troppo - ha proseguito Liam - loro e quella spocchia da spacconi ... ma adesso sarà tutta un' altra musica!"
Eh sì,adesso si può proprio dire : "We are...STANDING ON THE SHOULDER OF GIANTS"!!
CARLO TAGLIAGAMBE

mercoledì 3 settembre 2008

ALEX: SCEICCHI AL CITY? ECCO PERCHE'!



Ricevo dall'amico e collega Alex Mariani, come me legatissimo al Manchester City e alle sue vicende, un ulteriore approfondimento sul recente pasaggio di proprietà del nostro club preferito:

Da grande tifoso appassionato, ma dall'occhio critico e obiettivo come deve essere quello di un giornalista, ho seguito particolarmente da vicino e con grande attenzione l'evolversi di questo take-over. I mass media hanno dato grande risalto alla notizia dell'acquisto del Manchester City da parte dell'Abu Dhabi United Group (ADUG), emanazione del fondo d'investimento della famiglia reale (ADIA), il secondo più grande al mondo dopo la Bank of Japan. Solo questo fa intendere l'enorme se non smisurata capacità finanziaria che questo gruppo può esercitare!

L'architetto dell'operazione che riguarda il nostro City è lo sceicco Mansour Bin Zayed Al Nayhan, campione d'endurance ippica, ministro nel governo degli Emirati arabi presieduto dal fratello, sceicco Khalifa. Presidente della First Gulf Bank e di varie società d'investimento, ha sposato una figlia dello sceicco del Dubai, Mohammed Al-Maktoum. Mansour ha delegato la gestione del City a Sulaiman Al-Fahim, 31 anni, uomo d'affari molto noto nel mondo arabo. Non vorrei soffermarmi solo sull'aspetto "mercenario" dell'operazione che in tanti hanno sottolineato, forse con un pizzico d'invidia, ma soprattutto sul clamoroso ritorno di immagine che tale manovra ha portato al già ricco calcio inglese. Uno schiaffo non solo a paperon Abramovic che si è visto soffiare Robinho in extremis (e chissà che coppia avrebbe composto con Berbatov, se il bulgaro non avesse preferito gli odiati rags...) ma indirettamente a tutto il calcio europeo.

Mi riferisco in particolare al calcio italiano che è già stato attaccato in tempi non sospetti dal Times. Signori, ma ci siamo mai rivolti domande sul perchè il nostro calcio è sempre in secondo piano, perchè ricchi investitori stranieri e/o miliardari arabi non si interessano ad una squadra nostrana, se non casi di piccoli imprenditori millantatori o cordate di stampo mafioso (vedi la Lazio)? Le risposte sono tante, ovvie, scontate e anche banali, basta vedere quello che è successo domenica a Roma e le condizioni in cui si trovano i nostri fatiscenti stadi. Non c'è programmazione, questo è il punto, per non parlare di cultura sportiva, leggi severe.

In Inghilterra sono decisamente più avanti, non lo scopriamo certo oggi, e quindi ben vengano miliardari arabi che credano in un progetto e siano soprattutto ambiziosi. Io non penso che ci troviamo di fronte a dei mercenari, ma sono solo a dei semplici viziati che non sanno come investire montagne di petroldollari.

Il calcio, d'altronde è un gioco. Loro, come noi tifosi, sognano una squadra galattica, come ha spiegato bene la Gazzetta con un articolo dettagliato: "Vogliamo i più grandi giocatori in attività - proclama Al-Fahim -. Cristiano Ronaldo ha detto di voler giocare nel più grande club del mondo: il City lo diventerà presto, più del Manchester United e del Madrid". Buffon in porta, poi Sergio Ramos, Cannavaro, Ferdinand, Abidal, Gerrard, Kakà, Messi, Torres, Villa. Per 650 milioni di euro. Un "dream team" dove Robinho rischia la panchina". Gazzetta docet. Sognare d'altronde, non costa nulla, soprattutto a noi tifosi..

c'mon city forever - Alex

martedì 2 settembre 2008

UN TRIO PAULISTA DA FAVOLA!


Aveva annunciato un grossissimo colpo di mercato, il buon Suleiman Al Fahim, e così è stato! Robson De Souza, in arte Robinho, è il primo favoloso colpo della sua gestione. Il fantastico centrocampista d'attacco lascia il Real Madrid per giocare i prossimi 4 anni, alla ragguardevole cifra di 120mila £ la settimana, al City Of Manchester Stadium per il sollazzo di tifosi finora abituati a delirare per giocatori ben più modesti di lui.
E' la vita, amici: il caviale del Volga al posto di pane e cipolle, Joey Barton e le sue mattane in campo e fuori sono ormai un ben triste ricordo perché Dio dev'essersi finalmente ricordato che ci siamo anche noi, poveri Citizens, nel calcio che conta!
L'emiro di Abu Dhabi, in quattro e quatttr'otto, ha letteralmente strappato Robinho dalle grinfie del magnate della Siberia Roman Abramovich versando al suo omologo madrileno Calderòn ben 32,4 ml £.
Si compone così, agli ordini di un estasiato Mark Hughes, un delizioso trio di fantasisti brasiliani tutti originari dello stato di San Paolo. Un trio che promette sfracelli, amici Citizens!
Elano, Jo e Robinho, infatti, saranno il fulcro del nuovo City che va a sfidare nella lotta al vertice i club mammasantissima della Premier League.
Non siamo più poveri e francamente non me ne dispiace, anche se ricevo attestati quotidiani di malcelata invidia per il nuovo corso societario da parte di tifosi di altri club.
Vedrai, mi scrivono altezzosi, voi Blues diventerete un club più odiato persino del Chelsea!
A loro rispondo così.
Nel calcio-industria di oggi bisogna possedere le sinergie giuste per primeggiare, e il club delle Eastlands, con buona pace di chi non vuole o non sa adeguarsi alle novità del calcio professionistico, questi requisiti li ha!
Abbiamo, nell'ordine:
1) la rosa di giocatori più giovane di tutta la Premier League (età media: 22,7 anni!)
2) un vivaio inesauribile creato praticamente dal nulla dieci anni fa dallo straordinario Jim Cassell,
3) un pubblico noto per la sua proverbiale correttezza e quinto in Inghilterra per numero di tifosi che vanno allo stadio,
4) uno stadio moderno con 48mila posti a sedere, tutti numerati, a pochi passi dal centro di Manchester, concesso in uso gratuito dal comune ma non ancora di proprietà del nostro board. Considerando che la zona in cui sorge è abbastanza vicina al centro cittadino ed è un'area per ora deserta ma completamente edificabile, si capisce come possa fare gola ad Al Fahim e ai suoi soci dell'Abu Dhabi United Group comprare il Man City! Gli arabi vogliono e soprattutto possono (altrimenti, al loro posto, ci avrebbe pensato Shinawatra!) ripetere l'operazione che altri in Premier League, cioè l'Arsenal, hanno escogitato pochi anni fa. Essere i nuovi proprietari della vastissima area che circonda il nostro stadio significa condurre un'operazione immobiliare di frazionamento in più quote rivendibili a piccoli proprietari di ville signorili.
Esattamente quel che è successo nel Nord di Londra dove l'audace CEO David Dean e il board dei Gunners si sono riempiti le tasche edificando e vendendo un intero quartiere di villette a schiera attorno al nuovissimo e stupendo impianto dell'Emirates Stadium.
5) un manager giovane, ambizioso e fra i più preparati della Premier League.
6) un azionista, Thaksin Shinawatra, proprietario in Asia (il mercato più promettente al mondo) di una catena di ipermercati di oggettistica griffata del calcio professionistico mondiale.
7) un CEO che, nella sua vita, è stato numero uno europeo della NIKE, una delle più prestigiose multinazionali dello sport mondiale.
Se a tutte queste mie considerazioni aggiungiamo come una recente inchiesta del prestigioso quotidiano Times sulla qualità della vita nel Regno Unito vede Manchester e la sua regione, il Lancashire, secondi solo a Sutton, caratteristico sobborgo a nord della capitale, mi sembra di aver detto abbastanza, no?
Infine una considerazione: saremo meno simpatici noi Blues adesso che questo Paperon dei Paperoni arabo ci ha comprato?
Lee Scottdale, amico e fantastico supporter proveniente dallo Yorkshire, è l'inventore del primo e mitico Inflatable (NdR: oggetto gonfiabile) mai entrato in uno stadio britannico. Per la cronaca si trattava di un enorme alligatore e questo capotifoso lo portò con sè nella vicinissima Hull in occasione di un match di FA Cup della fine degli Anni Ottanta. Per quale motivo? Beh, Hull è un posto ventosissimo sul mare con un porticciolo dove i pescatori prendono difficilmente il largo a causa delle correnti pericolose. L'alligatore gonfiabile nella curva degli ospiti del piccolo stadio dei Tigers era un messaggio subliminale che alludeva a una certa loro codardia? Pare di sì, anche se quella volta i padroni di casa finirono per riderci su e per offrire una dozzina di pinte di birra e gin al buon Lee nel pub antistante il Kingston Com!
Lee commenta così le ultime novità sul nostro forum: "Robinho al City? Ma è proprio quello vero? Inshallah City, allora, ma Shaun Goater resterà sempre nel mio cuore!". Come non essere d'accordo con lui?

lunedì 1 settembre 2008

UN EMIRO HA COMPRATO IL CITY!


Osservate attentamente questa foto di gruppo, amici Citizens! Quel signore grassottello col caffettano marrone è un 30enne emiro di Abu Dhabi. E' il Babbo Natale del nostro amato City e si chiama Suleiman Al Fahim. E' il 16° uomo più ricco della penisola araba ed ha appena acquistato il 90% delle azioni del Manchester City per ben 150 ml £ risolvendo in un batter d'occhio tutti i nostri problemi finanziari.
E' un tipo ambizioso, il nostro nuovo proprietario: ma perché, fra tanti club calcistici mondiali, ha voluto proprio gli skyblues delle Eastlands britanniche? Beh, si favoleggia di alcuni suoi familiari abbonati on line già da 3 anni alla TV on demand del Manchester City che, preoccupati del nostro futuro, hanno favorito in tutti i modi il suo intervento diretto.
A Thaksin Shinawatra, l'ex premier tailandese che sembrava condurre sull'orlo della bancarotta il nostro amato club e che invece resterà in carica quale presidente onorario, dobbiamo essere veramente riconoscenti! E' stato lui, assieme al nostro CEO Garry Cook, a trovare il compratore del club, e che compratore!
Mentre sto scrivendo infatti Mark Hughes è volato a Londra raggiungendo l'accordo coi Tottenham Hotspurs per l'acquisto dell'unico grande attaccante oggi sul mercato mondiale: Dimitri Berbatov, bulgaro di 27 anni, potrebbe passare al City in cambio di 32 ml £. Cifra record per la storia del calcio inglese! Ma Al Fahim è stato chiaro: dobbiamo diventare uno dei primi 4 club del mondo e, per questa stagione, Dunne e soci dovranno conquistare a tutti i costi la qualificazione alla Champions League 2009/2010.
La reazione del tifo più genuino della parte azzurra di Manchester? Il mio amico Ian Dockry mi ha appena confessato che andrà domani al Registrar Office di Middleton, sua città natale per cambiare il suo nome da Ian ad Abdoul. Così, per gratidudine!