giovedì 19 febbraio 2009

IL PUNTO BY PIERANDREA CASTO


(Statua di Colin Bell al Museo del COMS-foto di Richard Tucker)
Ritorno a scrivere del City dopo qualche settimana di assenza, ma senza che il campionato dei citizen abbia subito cambiamenti eclatanti. Dopo la finestra di mercato di gennaio, la rosa è sicuramente più competitiva di quanto fosse alla fine di agosto. Tuttavia reali cambiamenti nei risultati e, soprattutto, nel gioco non ci sono stati, anzi! Se la squadra prima alternava partite scadenti a goleade eclatanti, nell'ultimo mese e mezzo si sono alternate vittorie sofferte a umiliazioni degne della retrocessione nella allora Second Division del 1998.
Non è giusto nel calcio addossare tutte le colpe a un'unica persona, ma in questa situazione non si può che incentrare l'indagine di colpevolezza su Mark Hughes. Ve ne spiego il motivo: senza nulla discutere sulla bravura dell'ex centravanti del Chelsea, che ammiro per la sua compostezza e l'educazione che mantiene in panchina e in sala stampa, ci sono troppi indizi che spingono ad indicare lui come caprio espiatorio di quest'annata fin qui tutt'altro che spettacolare.
In primis il manager gallese non è riuscito a creare un gruppo che fosse unito sia fuori che soprattutto in campo dove si possono notare ad ogni gara solo ed esclusivamente grandi individualità senza che vi sia intesa tra i singoli.
Secondo indizio è la mancanza di manovre ben orchestrate. Davanti a formazioni ben chiuse (esempio lampante la gara di Stoke), Ireland e compagni seguono sempre passaggi orizzontali, lasciando il destino di ogni azione all'ingegno individuale.
Terzo e ben più grave indizio è sicuramente lo scontro tra il tecnico e i giocatori leader della squadra: Robinho non gioca bene dalla trasferta di Blackburn ed Elano, con Hughes in panchina, non ha mai disputato una gara degna del suo nome. Entrambi hanno invece messo in ginocchio i nostri "azzurri" nell'amichevole di Londra. L'unico significato che mi viene in mente è che alcuni giocatori non si impegnino a pieno in maglia skyblue e l'esplosione di Jo nelle fila dell'Everton ne è la riprova più evidente. Quest'ultimo è un segnale allarmante di come ci sia una frattura molto forte all'interno dello spogliatoio, che non deve essere letto esclusivamente dando la ragione a Elano e soci. Questa è una situazione frequente nelle squadre di un certo spessore, e chiarisce inequivocabilmente che serve al City un allenatore che sappia gestire meglio il rapporto con le "prime donne". Guardo con nostalgia ai tempi di Pearce quando ogni giocatore dava il 150% anche perché stimolato da un allenatore sanguigno.
Stasera in Danimarca si gioca una gara importantissima perché dopo le delusioni in Coppa di Lega e FA Cup, solo attraverso la coppa UEFA si può sperare di alzare un trofeo a distanza di 33 anni dall'ultimo trionfo. Ci aspettano i temibili danesi del Copenhagen, ancora in letargo nel loro campionato nazionale e quindi concentrati più che mai sulla gara odierna. Facendo tesoro di quanto accaduto ieri tra Aalborg e Deportivo La Coruna (3 a 0 per gli altri danesi ancora rimasti in gara in questo torneo) è necessaria una prestazione ottimale. Anche perché tra oggi e domenica ad Anfield contro il Liverpool si deciderà probabilmente il futuro di Hughes sulla panchina del City. I risultati non possono più attendere soprattutto perché ad oggi anche i campioni più bravi sembrano bidoni una volta indosso la maglia del City.
PIERANDREA CASTO

1 commento:

Unknown ha detto...

Bravo Pierandrea!
condivido appieno la tua analisi sulla manifesta incapacità dell'attuale manager.
In 8, ripeto, OTTO mesi con i calciatori non è riuscito a dare un'identità alla squadra, confidando tutto sul mercato di gennaio e l'arrivo di qualche nome blasonato.
Non rimpiango l'era Pearce (grinta a parte) perché non mi ha mai convinto più di tanto, né vorrei nuovamente Sven sulla nostra panchina... però la dirigenza deve capire che con questo stato di cose non andremo da nessuna parte!
La possibilità di vedere Scolari come manager, invece, non mi dispiacerebbe affatto! Da noi potrebbe lavorare con calma senza l'assillo di obiettivi a breve termine e, nel frattempo, portare qualche talentuoso giocatore sulla sponda blue di Manchester.