venerdì 30 gennaio 2009

IL PUNTO DI PIERANDREA CASTO



Il City c'è. Questo ha detto il turno infrasettimanale di Premier. Non sarà stata la squadra spumeggiante delle gare con Portsmouth e Hull, ma la compagine di Hughes inizia ad essere finalmente una squadra che sà soffrire e vincere (dna che assomiglia molto a quella di Eriksson dello scorso campionato).

La difesa è molto più compatta con la presenza di Bridges, Kompany e Onouha e con Richards a destra dove può sfruttare meglio le doti atletiche. Ma la novità più eclatante è comunque lo spostamento a centrocampo di Zabaleta che nel 4-2-3-1 svolge finalmente il ruolo di interditore rapido nel creare la cerniera tra difesa e i 4 d'attacco. L'ex Espanol è risultato nelle ultime due gare il migliore in campo propiziando entrambe le reti contro i Magpies. MH ha sperato per molti incontri che questo ruolo lo potesse svolgere Elano, sacrificando anche Ireland in quella posizione più arretrata. L'irlandese ha svolto diverse volte in modo egregio tale compito, ma sicuramente non poteva essere schierato per tutta la stagione in quella posizione inconsueta.
Le troppe sconfitte maturate per la mancanza di velocità nelle ripartenze e la classifica non eccelsa sono quanto mai chiarificatori di quanto Elano abbia deluso (il brasiliano quest'anno sembra davvero irriconoscibile) come ha deluso Jo che si può considerare ormai il flop della stagione (come lo fu Bradbury nel 1998, anche lui strapagato).
Passando quindi all'attacco, finalmente ecco note liete con Bellamy già in gol! Il 29enne gallese ha creato un feeling con la squadra che ne fa sicuramente il miglior rimedio agli ormai eterni rifiuti di Allardayce davanti alle ingenti offerte per Santa Cruz. La settimana scorsa scrissi che il ritorno di Petrov e Bojnov sarebbero stati i migliori acquisti per il City. Oggi posso confermare che MH non ha proprio bisogno di acquistare un attaccante, quanto invece di prendere un difensore e un portiere. Il mercato terminerà lunedi e sono sicuro che ci saranno sorprese. Ma prima ci sarà la gara di Stoke.
Nel '99 il mai dimenticato difensore olandese Wiekens segnò un goal importantissimo che permise di violare il Britannia Stadium e di iniziare una marcia che vide il traguardo nel fantastico trionfo di Wembley. Oggi a distanza di dieci anni (era il 29 gennaio in quell'occasione) il City ha la necessità di ingranare la marcia per abbandonare definitivamente le sabbie mobili del fondo classifica e sperare di riagganciare il treno per l'Europa, di cui avremmo molto bisogno in estate per attirare qualche giocatore di valore in più. Senza però dimenticare che il City non sarà mai la squadra "snob" e che convince i calciatori a trasferirsi al COMS solo per i soldi. Il City ha una tradizione e una storia che tutti i suoi giocatori imparano ad amare una volta indossato lo SkyBlue e difficilmente dimenticano. E il calore dei suoi tifosi sarà sempre uguale sia che giochi Lee Crooks sia che giochi Kakà!
PIERANDREA CASTO - LECCE

giovedì 29 gennaio 2009

CITY-NEWCASTLE 2-1: QUANDO TORNERA' IL SERENO?


Vittoria sofferta ma meritata dei ragazzi di Mark Hughes contro la squadra del nostro fischiatissimo ex Joey Barton nel turno infrasettimanale di ieri in Premier. Sappiamo bene che le polemiche in casa del City non mancano mai: dal mancato passaggio in skyblue di Kakà allo strano scandalo a luci rosse che avrebbe coinvolto il suo connazionale Robinho.
Sostenuti come sempre dallo straordinario tifo del City of Manchester, con la novità interessante di Kompany capitano nonché difensore centrale a fianco di Onuoha, i nostri hanno vinto fondamentalmente per due buoni motivi:
1) La nuova posizione di un sempre più convincente Pablo Zabaleta: da terzino destro forse un po' troppo falloso e scolastico Hughes lo ha tramutato in centrocampista tuttofare.
2) L'inserimento repentino dei due nuovi acquisti nel vivo del gioco. Se Nigel de Jong ha confermato quanto di buono si diceva sul suo conto ergendosi subito a diga invalicabile davanti alla difesa, arrivano da Craig Bellamy le note più liete della serata: un gol eccezionale di sinistro al termine di un'azione molto ben congegnata dimostra che il ragazzo ci sa fare davvero sotto porta.
Da sottolineare anche la bellezza dell'azione del primo gol, segnato al 17° con un destro bruciante sotto misura del solito folletto Shaun Wright Phillips dopo splendido assist di Robinho dal centro dell'area.
Prestazione quindi complessivamente molto buona di tutti i Blues anche se, diciamolo francamente, i Magpies di questa stagione sono un club davvero modesto.
Ora ci aspetta l'anticipo all'ora di pranzo di sabato contro gli insidiosi Potters che, con l'acqua alla gola come sono, proveranno in tutti i modi a conquistare i tre punti. Bel banco di prova per il nostro City attualmente nono: riuciremo a confermarci anche in trasferta?

lunedì 26 gennaio 2009

TONY BOOK, THE MAINE MAN


L'inglese è una lingua curiosa. Se "main" significa principale, più importante, "Maine" invece è il nome della celebre strada di Manchester che diede il nome a uno degli stadi più belli del Regno Unito: Maine Road, appunto! Ora, giocando sulla pronuncia identica dei due vocaboli, se c'è un atleta del nostro amato City che merita l'appellativo di Maine Man quello è solo il grande Tony Book!
Nato a Bath, piacevole località termale del Somerset, nel 1934, Tony ebbe un'infanzia avventurosa. Al seguito del padre, militare di carriera in India, trascorse gli anni del conflitto mondiale laggiù per poi fare ritorno a casa a 11 anni. Non avendo molto trasporto per lo studio, fu obbligato da papà Book a dedicarsi al duro lavoro di muratore. Ma la sua passione per il calcio gli avrebbe cambiato la vita: fisico agile ma possente, dotato di un senso dell'anticipo e di una certa grazia nelle giocate, Tony non poteva che giocare right back, cioè terzino destro. Fino a 32 anni, però, la sua carriera procedette anonima sui campi della Southern Division: nulla di speciale, questo Book, per tutti tranne che per un certo Malcolm Allison. Di ritorno da una breve esperienza a Toronto, in Canada, fu il manager del Plymouth Argyle a restarne folgorato.
Serietà, carattere leale, schivo fuori dal campo ma per nulla timido quando si trattava di lottare contro ogni tipo di ala sinistra, l'eterno sorriso da ragazzone stampato su un viso vissuto da vero British: Tony non poteva immaginare che l'incontro con Allison sarebbe stato così proficuo. Mettiamoci nei suoi panni: a 32 anni, nel pieno degli Anni Sessanta, un calciatore a quella età era considerato poco più che un ferro vecchio, e invece ...
Invece arrivò per entrambi la chiamata su a Nord Est nel Lancashire: furono 8 stagioni indimenticabili, dal 1966 al 1974, con 244 presenze quasi consecutive per il Maine Man nel City vincente creato dal magico duo Mercier-Allison. Un segreto del suo successo? Probabilmente quel carattere tranquillo e il divertimento autentico per "quel" calcio là. Olio canforato, palloni duri come il marmo, la classica birra tutti assieme al pub con tutti i compagni e, talvolta, con Joe e Malcolm a scherzare e a ridere: nella sua bella autobiografia "Maine Man: The Tony Book Story" scritta col bravissimo giornalista David Clayton, il grande capitano di quel City racconta del suo rapporto, davvero speciale, con Mike Buzz Summerbee. "Era una sfida infinita negli allenamenti fra noi due" ricorda nel libro "io e lui ci conoscevamo già prima di ritrovarci a Manchester. Mike era proprio l'ideale per me come ala, allenarsi duramente con lui voleva dire essere pronto per qualunque altro avversario in partita!".
Come il grande George Best che, nei vari derbies di Manchester giocati contro Tony, mai riuscì ad irriderlo con le sue consuete finte o con i suoi atteggiamenti volutamente spocchiosi da primadonna. Tony, dicono i vecchi tifosi dell'una e dell'altra sponda mancuniana, non abboccava mai! Un titolo nazionale nel 1967/68, una FA Cup nel 1969, una coppa di Lega e una Coppa delle Coppe nel 1970, due Charity Shields nel 1968 e nel 1972: nell'epopea del City vincente di quegli anni gloriosi, Tony è fotografato mentre alza la coppa in mezzo ai suoi fantastici compagni d'avventura: a 74 anni è ora un'icona vivente della società, legatissimo a noi tifosi e al City di oggi.
Quando alzeremo di nuovo qualche trofeo - presto, amici, molto più presto di quanto pensano i nostri irriducibili e invidiosi nemici! - ci ricorderemo sempre di te, caro Maine Man!

mercoledì 21 gennaio 2009

MR COOK E UN OSTACOLO DI NOME ADIDAS



"Il Milan ci ha imbottigliato!" così Garry Cook, CEO del nostro City s'è lamentato per il comportamento dei dirigenti italiani durante la trattativa fallita per Kakà. Da un certo punto di vista l'ex businness man della Nike ha proprio ragione! E l'Independent di oggi ha svelato, con la testimonianza preziosa di un giornalista italiano imbucatosi nei colloqui di lunedì notte come traduttore, il vero motivo per cui Mr Cook e Ricardo Kakà non avrebbero mai potuto incontrarsi. Avevano voglia, le due parti, di promettersi eterno amore firmando quello che sarebbe stato il contratto record del calcio mondiale di tutti i tempi. C'era il classico convitato di pietra che, pur non essendo presente, incombeva come una spada anzi, un'autentica mannaia di Damocle sul collo di Kakà padre e figlio nonché su quello di Adriano Galliani. Adidas, principale concorrente nel campo dell'abbigliamento sportivo di Nike, avrebbe fatto valere clausole rescissorie, in caso di passaggio del Bambino d'Oro al City, che avrebbero steso anche King Kong! Grosse, grossissime penali sarebbero state richieste dagli agguerriti avvocati del marchio tedesco in caso d'inadempienza dell'atleta brasiliano se avesse abbandonato così su due piedi il Milan targato Adidas. Ma queste cose, caro Mr Cook, possibile che non le avesse previste? L'Independent scrive nel suo approfondito articolo di oggi di un contratto supplementare favoloso per Kakà in caso di passaggio sotto le insegne Nike: pare che papà Bosco Leite, appena ascoltata la proposta, sia sbiancato n volto per poi esplodere in urla. Quali 15 o addirittura 18 milioni netti l'anno d'ingaggio per il suo prezioso figliolo, infatti, avrebbero potuto ripagare il pericoloso danno d'immagine in caso di pagamento successivo delle penali all'Adidas? Ecco perchè è finito prima ancora di cominciare l'atteso passaggio del 26enne campione paulista nelle file del Manchester City! Ora Garry Cook si lecchi le ferite per la tranvata subita e si dia da fare per rafforzare, anche solo in chiave di futura qualificazione diretta in Coppa UEFA, del nostro amato club. Cresciamo un po' per volta, please, e lasciamo perdere queste stelle del firmamento calcistico così fascinose ma anche così complicate da gestire. Il mondo ci guarda con già troppa diffidenza, non diamo adito a ulteriori critiche muovendoci come elefanti in una cristalleria!

PS: sul Corriere della Sera di oggi, oltre alle solite amenità sul caso Kakà, il buon Roberto Stracca ha dato spazio al nostro piccolo e combattivo club di fans italiani Skyblues. Ne è uscito un articolo secondo me ben fatto, col pregio non indifferente di mostrare al mondo intero una comunità di amici sparsi in tutta le penisola legati indissolubilmente da una sana passione sportiva. Romantici e controcorrente? Una buona etichetta, amici Citizens, non resta che portarcela appresso, magari con uno striscione, per la prossima trasferta al COMS. City till we die!

martedì 20 gennaio 2009

KAKA' CI RIFIUTA? C'M ON CITY THE SAME!






Dal nostro attento commentatore leccese Pierandrea Casto ricevo e pubblico:


Il City riscuote sempre più "simpatia" tra i media italiani. In particolare Skysport (di cui sono un fiero e longevo abbonato). Ieri pomeriggio mi sono dedicato a seguire il notiziario sportivo per conoscere le ultimissime sul caso Kakà. Guardo e soprattutto ascolto l'intervista che vede protagonista ... il barbiere del fuoriclasse brasiliano (avete letto bene: il barbiere!), uno dei pochi eletti che oggi ha potuto incontrare il calciatore (e chi è il papa???). Ebbene, il succo dell'intervista è che il giocatore sarebbe distrutto, scuro in volto e ai limiti della depressione. In studio c'è chi, come Compagnoni, riesce persino a capirne lo stato d'animo. Con tutto il rispetto per Compagnoni (anche lui usa questa espressione per il City), ci sono ben altri problemi nella vita per cui stare così male e non certo ricevere la proposta di 15 milioni all'anno da parte di una squadra che gioca nel campionato oggi più seguito al mondo.


Ma facciamo un passo indietro e poniamoci davanti alla notizia dal punto di vista etico e psicologico. Un vecchio detto dice: "i soldi non fanno la felicità". Così dovrebbe essere (per tutti?), e dunque se un giocatore come Kakà sta benissimo a Milano, non vuole lasciare i propri affetti e non vuole "abbassarsi" accettando l'offerta dei Citizen, perché sta così male? Bastava rifiutare da subito e tutto sarebbe rientrato nella normalità. Il "povero" (si fa per dire!) Kakà continuerebbe a prendere uno stipendio che non si può certo definire da fame.


Il City ha un progetto che spero duri a lungo (a dispetto dei dubbi che insinuano i media). Io comunque, dopo 30 anni di grandi sacrifici e sofferenze (qualcuno ha forse dimenticato quali terreni di gioco calcavamo solo 10 anni fa?), spero di vivere anche un solo giorno da vero leone! Credo che questo mio pensiero lo possano condividere tutti i tifosi, per esempio, del Torino che, in questo calcio dove primeggiano sempre le stesse squadre "blasonate", non rinuncerebbero certo ai soldi degli arabi. Quindi non sarà certo il rifiuto di Kakà, come non lo è stato quello di Ronaldinho, a costringere a fare marcia indietro alla nostra proprietà.


Oggi gli addetti ai lavori ridicolizzano il City per la posizione in classifica e per il gioco espresso. Nessun serio professionista tuttavia, ha cercato di analizzare realmente la stagione degli uomini di MH. In Italia siamo bravi a commentare la moviola e i "colpi" di mercato, ma non si è in grado di parlare veramente di calcio. Il City veniva da un'annata in cui aveva espresso un calcio non sicuramente migliore di questo, raccogliendo di sicuro di più di quanto avesse seminato. Così la vecchia proprietà decise di cambiare tecnico. Ma come acquisto "millionario" c'è stato unicamente Robinho, anche perché lo sceicco ha preso il club solo l'ultimo giorno di mercato. La squadra aveva limiti e li ha tutt'ora: a iniziare dal reparto difensivo (privato di Corluka) e con Richards assillato da mille problemi agli adduttori che gl'impediscono di saltare come prima. Per non parlare dei tanti infortuni subiti in questa prima parte di stagione: ascoltare oggi a "Mondo Goal" Fabio Caressa, che stimo come professionista e mi sta particolarmente simpatico, dire che il City ha giocato davvero male contro il Wigan mi lascia proprio perplesso. Il noto telecronista di Sky avrà per caso notato che mancavano almeno 4 pedine fondamentali per la squadra (Petrov, Benjani, Ireland e Johnson; lasciando da parte il mai presente Bojnov) e che Robinho e SWP giocavano al 60% del loro potenziale per acciacchi fisici? Avrà notato che il City è stato costretto a giocare con un terzino nel ruolo di mediano (Zabaleta)? E avrà notato che fino all'espulsione di Dunne, Hart non aveva neppure i guanti sporchi mentre dall'altra parte si potevano contare almeno 3 grandi occasioni per Robinho e soci? Il City sabato ha dimostrato finalmente di essere un gruppo, contro una squadra che non è certo l'ultima della classe e che pochi giorni prima ha fatto tremare il tanto osannato Utd. Gli uomini di MH hanno finalmente messo in campo il tradizionale "cuore celeste" e questo è un segnale positivo al di là dei futuri arrivi al COMS.


In molti guardano al City come al diavolo che può scombinare gli equilibri mondiali del calcio, ma il City è e sarà sempre la squadra di Jimmy Grimble a cui nulla è dovuto e tutto è difficile, una squadra che vorrebbe ritornare ai fasti di decenni addietro ed è purtroppo consapevole che nel calcio di oggi l'unico modo è avere i soldi. I diavoli, si sa, sono dall'altra parte della città!


PIERANDREA CASTO - LECCE


Parole sante, caro Pierandrea! I diavoli, quelli per cui splende sempre il sole e non esiste la Manchester piovosa di cui vaneggia in continuazione anche un serio professionista come Bruno Longhi, sono dall'altra parte, anzi nella periferia più squallida della città! Kakà ci ha rifiutato dopo una sola telefonata frettolosa a Mark Hughes, con Robinho nelle vesti di traduttore? Ce ne faremo una ragione! Peccato per lui che non ha voluto mettersi realmente in discussione preferendo il tranquillo trantran di Milanello con brevi digressioni a Via Montenapo al valido progetto imprenditoriale di un club di Premier giovane e ambizioso come il City attuale. Che non si dica, però, che abbiamo cercato di portarlo via dall'Italia come dei ladri! E' stato Kakà medesimo, attraverso suo padre, a intavolare la trattativa col City, appena rilevato da Sheick Mansour l'ultimo giorno di mercato, a metà settembre del 2008, quando erano in molti, tifosi rossoneri compresi, ad averlo criticato pesantemente per non essersi sottoposto alle cure del mitico Milan Lab. Se poi al Ringo Boy han fatto cambiare opinione i media italici o i suoi imploranti tifosi, questa è cosa che non ci riguarda, a noi tifosi del Manchester City. Mala tempora currunt? No, solo cattivi professionisti del pallone travestiti da bravi ragazzi! Per conferma basterebbe chiedere un parere spassionato sulla vicenda a qualche pezzo grosso Mediaset: pare che il Cavaliere li avrebbe accompagnati col suo elicottero fino a Carrington, Kakà e il suo insopportabile padre-manager, pur d'intascare la somma offerta dal board del City!

lunedì 19 gennaio 2009

IL PUNTO DI PIERANDREA CASTO


Qualche giorno fa scrissi a Renato come avrei impostato la gara contro il Wigan alla luce delle assenze importanti (tra queste avevo previsto anche SWP) e credevo che Zabaleta come esterno di centrocampo avrebbe potuto dare un contributo maggiore rispetto al ruolo di terzino destro. Sinceramente non mi sarei atteso un suo utilizzo come centrale al posto di Ireland, ma questo significa che MH non mostra più considerazione per Gelson F.
L'acquisto di De Jong sarebbe ottimo perché potrebbe finalmente far tornare Kompany al suo ruolo originario (ieri negli ultimi 40 minuti è stato eccezionale!).
Scusate ma, visto quello che ha combinato dall'inizio della stagione a ieri, non si può giustificare il comportamente di Dunne, che per altro è il capitano della squadra (ricorda questo suo atteggiamento il Pollock del '99). Dunne salterà così 4 gare e dovrebbe tornare in campo solo a marzo, una ragione validissima per iniziare a studiare una difesa senza di lui. Questo prescinde dalla stima per la persona e la gratitudine per ciò che ha fatto fino ad oggi, ma Dunne può solo avere un ruolo di comprimario oggi e bisogna rifondare una difesa che ha la necessità di un vero terzino (Zabaleta è troppo offensivo) dopo la partenza di Corluka e di un buon centrale da alternare a Kompany, Richards e Onouha.
A proposito: qualcuno potrà dire che Richards a destra può essere una mossa giusta, ma solo quando Richards riprenderà la condizione giusta: quello che stiamo osservando quest'anno è solo la brutta copia della "diga" ammirata da tre anni a questa parte.
Capitolo centrocampisti: Elano forse sta capendo che non è più la prima donna e si sta mettendo a disposizione della squadra anche se non ha ancora il passo ideale; su Kakà non voglio dire nulla perché finché non vedo la firma del contratto, non lo considero già nostro.
Quello che dispiace è vedere come i media buttino fango sul nostro City. Ieri ho ascoltato Corradi e mi ha deluso quando, invece di dire quanto sia caldo e sempre vicino alla squadra il pubblico del COMS, si è limitato a dichiarare che a Manchester piove sempre. Fosse così i calciatori di successo non dovrebbero accettare le lusinghe dello Utd, e invece ...
Il problema non è la proposta del City in un mondo, quello del calcio, dove un giocatore come Zarate è già quotato 30 milioni senza aver dimostrato nulla, ma il fatto che la proposta è del City. Fosse stata del Real, tutti se ne sarebbero fatta una ragione. Lo sceicco non vuole Kakà per un suo "piccolo" desiderio, ma sa che, pagandolo un po' più, la squadra avrà più appeal nella prossima campagna acquisti. Intanto è importante acquistare una buona prima punta e sperare che Bojnov (che io ho ammirato tanto a Lecce) e il grandissimo Petrov possano tornare presto a calcare l'erba. Scusate se è poco!
PIERANDREA CASTO - Lecce

domenica 18 gennaio 2009

CITY-LATICS 1-0: BUON COMPLEANNO, ZAB!


Battere una squadra allenata da Steve Bruce, ex rag soprannominato The Elephant Man per il suo profilo non proprio da angioletto, è sempre una grande soddisfazione. Ma batterla come è successo ieri, dopo un match tirato e sofferto dal primo all'ultimo minuto, con un solo risicatissimo gol di scarto, in dieci per ben 35 minuti e con un extra time da infarto al miocardio per i 41mila e rotti tifosi Citizens presenti è una gioia vera!
Quale altro tecnico della Premier, al di là della bravura nel far giocare a meraviglia sulle fasce i suoi giocatori, istiga uno di loro, come già era successo all'andata, a buttarsi per terra a ogni contatto, a provocare il marcatore diretto, insomma a usare gli stessi mezzucci squallidi cui faceva ricorso ai bei tempi quando deliziava coi suoi fallacci e le sue provocazioni gli avversari sul mefitico terreno dello swamp?
Le sue lamentele durante e dopo la gara ci fanno letteralmente un baffo: il City aveva l'obbligo di vincere ieri e lo ha fatto giocando come al solito maluccio. Per lo meno Hughes, dopo mesi d'incertezze, si è deciso a restituire la fascia destra della difesa a Micah Richards: arroccandoci là dietro, con il rientrante e bravissimo Onuoha a murare i vari Zaki ed Heskey all'occorrenza, siamo parsi subito più solidi.
Pablo Zabaleta ha così potuto festeggiare degnamente il suo 24° compleanno, a coronamento di una prestazione super in quanto a dinamismo e dedizione alla causa, con una rete magnifica. Ottavo minuto della ripresa: Bridge, buono il suo esordio come terzino sinistro, percuote bene la sua fascia e riesce ad innescare Sturridge sul lato corto dell'area dei Latics. Il nostro bambino prodigio s'inventa un cross a rientrare che viene murato dai difensori ma ecco che spunta quasi dal nulla ai 16 metri l'argentino ex Espanol: esterno destro sferrato con potenza e precisione ed il North Stand può finalmente esultare.
Non passa neanche un minuto dopo il vantaggio così faticosamente conseguito che Dunne, proprio sotto lo sguardo attonito del mediocre arbitro Mason, rifila un calcetto maligno all'egiziano Zaki lasciando in dieci il City. Provocazioni suggerite ad arte da Bruce, quelle del centravanti del Wigan, nelle quali è cascato come un pivello il nostro sempre più incerto capitano!
Da lì in poi è assalto all'OK Corrall dei vicini di casa del Lancashire, con tre chiare occasioni da rete fortunatamente non concretizzate per un niente. Una volta almeno la fortuna ci sorride, amici, e per il momento saliamo a 25 punti all'11° posto in classifica.
Infine capitolo mercato: è arrivato dall'Hambourg, previa un assegno di 12 ml £, il 24enne centrocampista centrale nazionale orange Nigel De Jong. Segnatevi pure questo nome, amiche ed amici Citizens italiani: con lui titolare ne vedremo davvero delle belle!

venerdì 16 gennaio 2009

TIFO CITY NEL NOME DI JIMMY GRIMBLE!


Ricevo e pubblico molto volentieri questa mail appena rivevuta da Roma.

Mi presento: mi chiamo Gianluca, sono di Roma ed ho 39 anni. Sono tifoso Laziale da generazioni, non manco mai allo stadio e questo sport per me è come una droga, non posso fare a meno di seguirlo. Non so come sia successo… o meglio, chi di noi oltre alla propria fede calcistica non ha come alternativa una seconda squadra… magari estera… magari Inglese dove lì è nato il Calcio… dove lì “E’ IL CALCIO”!
Da più piccolo ero innamorato di tutte le squadre inglesi ma mi era molto difficile scegliere quella che mi appassionava di più. Una cosa certa, è che ero stufo di sentire sempre parlare dello Utd e questo in seguito mi avrebbe di fatto aiutato a capire qual è la parte migliore di Manchester.
Poi poco più di 10 anni fa, affittai un DVD dal tema calcistico (come tanti altri..) dal nome “Jimmy Grimble” e dopo averlo visto ho sentito come bussare al mio cuore. Da quel giorno non ho avuto dubbi: in Inghilterra per me esiste solo una squadra, questa è il Manchester City. Nel corso degli anni la passione cresce, acquisto maglia e sciarpa ed altri vari gadget e navigando in internet m’informo sui risultati delle partite. Mi registro su qualche forum con poco successo, visto che l’Inglese lo conosco poco, mi aiuto con dei traduttori online, ma invece di facilitarmi il compito me lo complica e più di una volta sono stato insultato… (chissà cosa veniva tradotto!! Tacc....)
Poi scopro questo Blog, tutti Italiani con la stessa passione del City. Bellissimo! Spettacolare!! E’ da mesi che vi leggo e siete un punto di riferimento quotidiano. Oggi trovo il coraggio di scrivervi e raccontare un pochino di me e di come mi sono innamorato del City. In questi giorni di trattative per il campionissimo Kakà, mi sono trovato a discutere animatamente con altre persone che ritengono questa operazione “ingiustificata” per il giocatore stesso perché Manchester è una città invivibile e non ti dà la possibilità di crescere professionalmente, mentre Milano è una Città bella e una vetrina importante per uno come lui. Insomma, per farla breve, trovandomi nella posiazione di difendere il City e tutto quello che gira intorno al mondo dei Citizen, mi rende Orgoglioso di far parte di questa meravigliosa famiglia Bianco e Celeste. Lazio, City, stessi colori stessa passione. Vi voglio bene! C’mon City, Avanti Lazio!
Ciao da Roma Bianco Celeste
Gianluca

Caro nuovo amico del City,
ti dà con vivo piacere il benvenuto nella grande famiglia italiana dei Citizens! Vedo che ognuno di noi - a oggi abbiamo raggiunto il non indifferente numero di 136 adesioni, non male, vero? - si è accostato alla parte blu di Manchester per i più disparati motivi.
Alla faccia di chi ci vuol male e pronostica per il nostro amatissimo club giorni terribili perché saremmo finiti nelle mani dei ricchi e sprovveduti arabi (dico a voi, signori sottutto delle TV come i vari Vialli e Boban, o le varie macchiette del giornalismo TV urlato, sempre più impresentabili quanto a provincialismo), il nostro City di voi se ne frega altamente! Alla facciaccia vostra il City un po' per volta emergerà finalmente dall'anonimato e saprà dare grandi soddisfazioni a tifosi come noi in Italia, ma soprattutto ai meravigliosi supporters che nel Regno Unito, in Canada, in USA, in Sierra Leone, in Australia o in Norvegia seguono, allo stadio oppure in TV, le imprese dei loro beniamini con la maglia color cielo. Forza magico City e sempre ad maiora!

RENATO CTID

mercoledì 14 gennaio 2009

KAKA' AL CITY? DIFFICILE, MA NON IMPOSSIBILE!


Ricardo Kakà andrà davvero al Manchester City? Non sono passate nemmeno 24 ore dalla mega-offerta ufficiale di 100 ml £ per il suo cartellino a un imbarazzatissimo Adriano Galliani, AD dell'AC Milan. I media di tutto il mondo raccolgono pareri discordi sulla possibilità che la società capitanata dal presidente del Consiglio italiano si privi davvero del suo campione più rappresentativo. Prendiamo atto che, per ora, tutti i principali quotidiani e le TV nazionali spergiurano sull'incedibilità di Kakà: però noi, che abbiamo a cuore il destino della parte blu di Manchester, restiamo ugualmente col fiato in sospeso.
D'accordo, il 26enne paulista è un giocatore straordinario, che ama il suo attuale club e che è riamato in maniera totale dai suoi numerosissimi tifosi: eppure ...
Eppure sono palpabili i segnali di uno scollamento con una dirigenza che, non paga di avere alle sue dipendenze la più brava mezz'ala del mondo, è andata a comprare in sovrappiù i signori Ronaldinho e Beckham.
Vogliamo considerare poi l'inamovibilità di Seedorf e l'allontanamento momentaneo, in prestito al Bordeaux, di un altra temibile alternativa come Yohann Gourcuff?
E che dire poi dell'indebolimento progressivo della difesa, un tempo fiore all'occhiello del club di Via Turati, oggi ridottasi invece ad un autentico colabrodo?
Se a tutto ciò aggiungiamo l'esplicito rifiuto di consegnargli la fascia di capitano all'indomani del previsto ritiro dai campi di gioco di Paolo Maldini, direi che per il Pallone d'Oro del 2007 ce ne sarebbero di motivi validi per chiedere di essere ceduto!
C'è poi un motivo validissimo, ma che non verrà mai ammesso dal diretto interessato, che dovrebbe spingere Berlusconi a dire subito sì all'offerta irripetibile del nostro azionista di maggioranza Sheick Mansour: la plusvalenza di bilancio per la cessione di Kakà sarebbe di ben 102 ml di euro, una quantità tale di denaro che il Cavaliere e Galliani potrebbero impiegare, ad esempio, sia nell'acquisto dello stadio di San Siro che nel rafforzamento dell'attuale rosa dei rossoneri.
Capisco le obiezioni dei tifosi rossoneri: in fondo resto sempre uno di loro anch'io! Kakà ad appena 26 anni ha incantato Milano e l'Italia con imprese sportive e gesti tecnici di una raffinatezza unica: mai nessun altro grande campione ha dato, come lui, l'impressione di poter paragonarsi con quel grandissimo fantasista della storia del Milan che risponde al nome di Gianni Rivera.
Dire addio a un campione così sarebbe, dal punto di vista squisitamene sportivo, una tragedia, anche se resterebbero fior di grandi giocatori in grado di rinverdire i fasti del passato.
Capisco meno le considerazioni di certi addetti ai lavori come ad esempio il collega Luca Serafini che, su Sportmediaset, ciancia un giorno sì e l'altro pure del City come di una società inglese di bassa classifica, incapace di vincere alunché di significativo. Ben altri club, per Serafini, potrebbero permettersi di andare in Via Turati a chiedere Kakà: Real, Chelsea, gli stramaledetti rags e ...
Forse qualcuno dovrebbe informare il suddetto signore che il City è, a discapito dei risultati recenti, il quarto club inglese come sguito di tifosi. Il calcio moderno non è solo uno sport ma è anche un'industria. Forse Serafini non sa, oppure fa in modo di nascondere a chi lo legge o lo ascolta in Italia, che il patrimonio personale di Sheick Mansour è esattamente 11 volte e mezzo più grande di quello di Roman Abramovich, patròn dei Blues londinesi.
Forse qualcuno dovrebbe dire a Serafini di scendere dalla sua nuvoletta sopra Cologno Monzese e di domandare in giro se per caso, mentre lui si riempiva la bocca di luoghi comuni sul City e sulla Premier League vaneggiando pure sul flop di un altro ex grande giocatore del Milan, c'è la crisi economica mondiale. Ma i dipendenti Mediaset, di sicuro, se la passano sufficentemente bene per non accorgersene, quindi ...
Quindi il mio modesto parere è che il passaggio di Kakà dal Milan al City nelle prossime settimane è difficile, ma non impossibile. Il 2 febbraio, ultimo giorno di questo mercato di riparazione, è ancora lontano ma fino ad allora noi Blues coltiveremo l'esile speranza che questo meraviglioso atleta prenda davvero un aereo per il Lancashire, destinazione Manchester.

sabato 10 gennaio 2009

ULTIMA ORA: POMPEY-CITY RINVIATA PER GELO!


Incredibile! Persino nel Sud dell'Inghilterra il gelo, terribile protagonista di questo inverno 2009, l'ha avuta vinta contro la ferrea organizzazione della Premier League. Ecco quindi che il match che i nostri Citizens avrebbero dovuto giocare oggi a Fratton Park contro i Pompey di Tony Adams verrà rinviato a data da destinarsi. Meglio così per noi, viste le assenze pesanti di SWP, Robinho e Ireland! E meglio per il nostro manager che, a quando ha scritto l'independent ieri, in caso di ennesima sconfitta avrebbe dovuto lasciare il suo posto a Roberto Mancini.

mercoledì 7 gennaio 2009

QUANTO CI MANCHI, VALERJ!


Tra partenze e arrivi previsti, il nostro City assomiglia sempre più ad un albergo ad ore. L'unica certezza granitica pare essere la conferma del discusso Hughes sulla tolda di comando, poi ... Rumours incessanti si susseguono sui media sportivi di tutto il mondo: d'altra parte, siamo o no il club calcistico più ricco? E allora ... allora, miei cari amici Citizens, lasciatemi invocare ancora una volta la completa guarigione e il conseguente ritorno in campo dello sfortunatissimo Valerj Bojinov! E' proprio la sua l'assenza finora più grave che abbiamo patito. Stiamo parlando di un attaccante giovane e completo come pochi altri: controllo di palla con entrambi i piedi maestoso, potenza e precisione di tiro come se avesse una carabina incorporata, capacità di sapersi smarcare dalle marcature più arcigne senza pari, e però ... una sfortuna cosmica nel subire uno dopo l'altro infortuni gravissimi, che avrebbero già interrotto definitivamente la carriera di chi sa quanti altri giocatori. Quanto ci stai mancando, caro Valerj! Ma noi tifosi non ci vogliamo arrendere a questo tuo destino cudele: ti vogliamo in campo al più presto, non c'importa quali e quanti saranno i volti nuovi in arrivo a Carrington in questo mercato di riparazione. Noi vogliamo osservare il vero Bojinov in azione con la maglia del nostro City: forza Valerj, devi essere tu il salvatore della patria!

domenica 4 gennaio 2009

CITY-FOREST 0-3: CACCIATE HUGHES, PLEASE!


Ora la misura è davvero colma! Può una società di calcio professionistica controllata dal gruppo finanziariamente più ricco al mondo, undici volte e mezzo più ricco di un certo Roman Abramovich, essere ripetutamente umiliata in questa maniera? Il Nottingham Forest è stato un club dai trascorsi nobilissimi nel fulgido periodo attorno ai primi Anni Ottanta quando manager era il grande Nigel Clough: ieri s'è presentato al COMS per il 3° turno di FA Cup nettamente sfavorito, visto che lotta per non retrocedere nella serie B inglese. Ebbene, pur considerando i forfait di Robinho e Ireland e il malaugurato infortunio dopo un quarto d'ora del piccolo grande folletto Shaun Wright Phillips, il nostro Man City è andato alla deriva senza quasi opporre resistenza alcuna! Al terzo gol dei rossi di Nottingham c'è stato un esodo di massa: silenzioso quanto imbarazzante epilogo, da parte dei nostri affezionati Mancunians, del rapporto con Mark Hughes. Loro, noi fans italiani, troppi giocatori a partire da Micah Richards, irriconoscibile fantasma rispetto al promettente difensore della nazionale che ricordavamo lo scorso anno, per finire all'ultimo dei dipendenti di Carrington: tutti coloro che hanno a cuore le sorti del City vogliono la cacciata del presuntuoso manager gallese ex rag! I rinforzi promessi dal board diretto da Mr Cook non bastano: il rapporto di fiducia e di rispetto reciproco fra giocatori e manager s'è spezzato da un bel pezzo, ormai, e solo il suo allontanamento può rilanciare le nostre ambizioni. Chi vivrà, vedrà, amici Citizens della penisola: si parla di Mancini, Rijkaard, persino dei ritorni di Keegan o di Pearce o addirittura del galantuomo Eriksson. Per me basta che si cambi, e al più presto possibile!