mercoledì 30 gennaio 2008

UN ECUADORIANO ALLA CORTE DI SGE?



Si chiama Felipe Caicedo l'ultimo colpo di mercato per il nostro City? Pare proprio di sì, a sentire gli ultimi rumours provenienti dal board di SportCity of Manchester: domani c'è un volo prenotato a suo nome in arrivo a Manchester. Si tratta di un 19enne attaccante ecuadoriano attualmente in forza al Basilea in Svizzera e, quest'estate, aveva sostenuto un provino a Milanello suscitando un notevole interesse, ma nulla più, in Carlo Ancelotti. Ora pare che il nostro caro Svennie, in ottimi rapporti con Saif Rubie, importante agente di calciatori sudamericani nel Regno Unito, abbia scelto lui per rimpolpare il nostro attacco vedovo di Bianchi, accasatosi alla Lazio, e di Samaras, prestato al Celtic di Glasgow. Non dimentichiamo che torna sulla rampa di lancio per conquistarsi un posto da titolare un certo Valerj Bojinov, reduce da uno spaventoso infortunio ai legamenti crociati del ginocchio sinistro subito nei primi minuti del derby vinto ad agosto contro i rags. Investire in un giovanissimo promettente e talentuoso come questo Caicedo - già 15 apparizioni nella nazionale del suo paese - sarebbe una scelta perfettamente coerente con le premesse di questa stagione: il duo Thaksin-Svennie, pur disponendo di un badget di spesa notevole, non si fa incantare in questo mercato di gennaio dalle lusinghe di nomi altisonanti. Avanti così, allora, con la fondata certezza che stia nascendo su fondamenta ben solide il loro progetto di una formazione in grado di entrare in pianta stabile nelle Top Four inglesi!

martedì 29 gennaio 2008

CARESSA, CHIEDICI SCUSA!


Di seguito la mail di protesta che ho indirizzato al giornalista di SKY Fabio Caressa dopo avergli sentito dare dei "cretini" a noi, tifosi del Manchester City, durante la trasmissione settimanale "Mondo Gol":
Caro Caressa,
non perdo mai una puntata di Mondo Gol e sono rimasto sbigottito, prima ancora che amareggiato, per l'epiteto di "cretini" che hai rivolto ai tifosi del Manchester City per i palloncini ballonzolanti nella nostra area di rigore al Bramall Lane in FA Cup.
Ricordati che stai parlando di una delle tifoserie più fedeli e meno scorrette del Regno Unito. Una tifoseria che non ha esitato ad ingoiare bocconi amarissimi, quale la doppia retrocessione dalla Premier in 2nd Division a cavallo di fine secolo, sempre col sorriso sulle labbra.
Siamo universalmente conosciuti come leali, appassionati, autoironici e corretti in ogni nostra manifestazione di attaccamento alla squadra.
Scusa la franchezza, ma non ci piace esser presi per il naso col solo scopo di fare dell'umorismo da avanspettacolo da giornalisti superficiali o prevenuti come te e il tuo collega De Grandis! Cretino è stato, caso mai, l'arbitro che non ha applicato il regolamento annullando immediatamente il gol dei Blades forse perché non ha visto che la traiettoria della sfera era cambiata per via di quell'oggetto estraneo. Il 90% dei palloncini erano ben dietro la porta di Joe Brave-Hart e quei due o tre che resistevano nella sua area di rigore mica era tenuto lui a farli scoppiare!
Infine, una domanda: sono cretini, allora, quelli come me e i mei amici dell'ITALIAN BLUE MOON che seguiamo appena possibile le imprese di Dunne e soci sia su SKY che dal vivo?
A' Carè, ti prego, datti una calmata, ritiràte quel che avete detto, tu e De Grandis, e appena possibile chiedeteci scusa, please! Come On City Forever!!!
Renato Tubére (TORINO)

lunedì 28 gennaio 2008

INFILZATI DALLE LAME DI SHEFFIELD!



La FA Cup rappresenta meglio di tutti gli altri tornei la passione che nutre per il calcio il popolo inglese. Vincere questa manifestazione che inizia in estate con i turni preliminari che coinvolgono persino squadrette rionali è motivo di orgoglio per i tifosi di ogni club d’Oltremanica. Sorteggi integrali un turno dopo l’altro fanno sì che grandi e piccoli club camminino affiancati fino alla fase cruciale dei quarti di finale dove, quasi sempre, finiscono per emergere le squadre più dotate di classe e grinta.
Ecco perché la nostra inattesa eliminazione di ieri ad opera dei Blades (= in italiano, le Lame) dello Sheffield Utd, squadra di bassa classifica di 1st Division, ci getta nella più acuta depressione! La nostra tifoseria era migrata in grandissimo numero, nel Sud dello Yorkshire, convinta di assistere ad una bella prestazione del City e invece … La foto mostra come, in occasione del primo gol subito, la nostra area di rigore fosse stracolma dei palloncini azzurri della nostra curva volati per colpa del vento. Il pallone stava per essere ribattuto comodamente – curioso questo gioco di parole! – dal nostro Michael Ball quando è andato a incocciare, cambiando nettamente traiettoria, con uno dei fetentissimi palloncini gonfiati. Un gioco da ragazzi per l’attaccante avversario metterla alle spalle di un incolpevole Joe Hart, ma l’arbitro non avrebbe dovuto annullare? Il regolamento parla chiaro, in proposito, ma qui non siamo in Italia e, dopo le nostre velate proteste, si è ripreso tranquillamente a giocare fra l’esultanza sfrenata dei fans di casa. Eravamo all’11° e, cominciata male, la gara è proseguita anche peggio! Poca capacità di produrre gioco a centrocampo, scarsa reattività quando gli sguscianti Blades s’impadronivano del pallone ed errori sesquipedali di posizione dei nostri difensori centrali – Micah Richards, quanto ci sei mancato! – hanno indirizzato la gara in modo sin troppo scontato. La cosiddetta grande, noi, è stata costretta a inseguire vanamente per tutto l’incontro la provinciale di turno a cui non pareva vero compiere un’impresa che desse un senso a una stagione fin ora deludente. Finisce 1-2 e l’unica consolazione della nostra giornataccia è il gol della bandiera segnato al 4° della ripresa dall’esordiente 18enne Daniel Sturridge. La sua stoccata di sinistro di prima intenzione, su corta respinta della difesa da un nostro corner, è stata sublime! Ne sentiremo parlare a lungo, di questo ennesimo bel prodotto dell’Academy del grande Jim Cassell. Ora voltiamo pagina. Ci attendono in campionato, uno di seguito all’altro, gli scontri con le due capolista. E’ il momento più difficile per Svennie da quando ha preso in mano le sorti del nostro club: “Abbiamo dimostrato di essere un buon club di Premier, per ora nulla di più!” ha esordito ieri in conferenza stampa dopo l’eliminazione in FA Cup. Infilzati dalle lame di Sheffield, mercoledì sera nel turno infrasettimanale di Premier andremo a far visita al già quasi retrocesso Derby County dove ritroveremo la nostra vecchia conoscenza Danny Mills. Poi ci consegneremo rassegnati a un’altra sconfitta ineluttabile nella gara casalinga di sabato 2 alle 13,45 ora italiana contro i cannonieri di Monsieur Wenger? Non credo proprio! Dopo una sconfitta così dura c’è da attendersi una reazione d’orgoglio. Rientreranno quasi sicuramente Richards in difesa e Johnson a centrocampo, ci sarà come sempre l'incessante appoggio dei 40 e più mila fedelissimi del COMS e, su questo non ci piove, contro Fabregas e compagni venderemo cara la pelle!

venerdì 25 gennaio 2008

VIVA JIMMY GRIMBLE!


Niente fa più tenerezza di un bambino che, crescendo in un mondo difficile se non addirittura ostile, si ostina a coltivare con tenacia la sua passione per il calcio giocato e per la sua squadra del cuore. Jimmy Grimble rappresenta a meraviglia tutto questo. Nato come film per ragazzi, ha partecipato con successo al FILMFESTIVAL di Giffoni Vallepiana vincendo questo concorso nel 2002. E' la parabola di un ragazzino che vive con la madre e con ogni suo convivente occasionale nella triste Manchester dei sobborghi post-industriali. Mentre i suoi compagni di scuola, appartenenti a tutte le classi sociali, stravedono per i nostri ricchi confinanti di Salford, Jimmy sceglie di tifare per la squadra tradizionalmente più povera, ma anche più antica e più nobile, degli skyblues del City. Viene così sottoposto ad una serie impressionante di umiliazioni, vessazioni, violenze dai suddetti piccoli aguzzini. Sarà il calcio giocato ed un insegnante di educazione fisica che lo prenderà istintivamente in simpatia a far sbocciare il suo genuino talento nella squadretta scolastica. Jimmy Grimble diventa più forte di partita in partita, suscitando dapprima invidia, poi sempre maggior rispetto nei suoi coetanei. Scoprirà poi all'improvviso il perché della simpatia provata per lui dal suo insegnante. Nel frattempo i suoi successi calcistici fanno comprendere alla madre l'autenticità dei sentimenti di un suo vecchio corteggiatore, grande supporter del City e amichevole consigliere di Jimmy. La finale del torneo studentesco, giocata sul prato meraviglioso del vecchio stadio Maine Road - successivamente abbattuto dopo le riprese di questo film, al suo posto sorgeranno delle villette a schiera - termina con la vittoria in rimonta della squadra di Jimmy. Uno degli osservatori dei rags, al rientro negli spogliatoi dei ragazzini, ferma il piccolo campione per proporgli di andare a giocare nel club miliardario simbolo del Potere. Il ragazzino, senza esitazioni, risponde guardandolo fisso negli occhi: "Ma io ho molto di meglio da fare!""E cosa?" ribatte incredulo l'altro. "Entrare a far parte del Manchester City!". Niente è più educativo, per un ragazzo che ami il calcio degli uomini veri e per il suo papà, di osservare insieme questo straordinario prodotto della cinematografia britannica: e se poi i due diventassero tifosi del City, non hanno che da bussare alla nostra porta!

giovedì 24 gennaio 2008

ANCORA SULLA PARTENZA DI BIANCHI



Ricevo dall'amico e grande tifoso del City di Treviso Marco De Luca la seguente mail:

Ciao Renato,
ho aspettato a risponderti perche' speravo non fossero vere le voci. Mi dispiace parecchio perche' secondo me Rolando era molto adatto per le sue caratteristiche al calcio inglese, ma abbiamo visto tutti come Eriksson si incaponiva a giocare con una punta sola e certe ultime uscite sono state veramente "orripilanti" dal punto di vista del gioco: palla lunga e pedalare...
In piu' mi rode parecchio che sia andato alla Lazio perche' se c'e' una persona che non riesco a mandar giu' e' proprio Lotito...
A presto
Marco

Mio caro amico, Rolando Bianchi si è macchiato di una gravissima colpa agli occhi del board del nostro amato club. Ha voluto tenere a tutti i costi i suoi rapporti con Eriksson ed il suo staff non direttamente, ma facendosi rappresentare dal suo procuratore Tullio Tinti. Pare che quest'ultimo, all'indomani dell'esordio casalingo da titolare del suo pupillo contro il Derby County, abbia tempestato di telefonate con richiesta di appuntamento il bravo manager svedese perché voleva conoscere le ragioni della sua sostituzione, avvenuta verso il ventesimo della ripresa, in quella partita. Esiste una regola non scritta nel calcio professionistico inglese: i giocatori che si fanno rappresentare dai procuratori vengono considerati un gradino sotto agli altri. Questo scivolone comportamentale, più le successive lamentele a mezzo stampa circa i suoi problemi d'ambientamento, sono poi culminate nella famosa intervista data dall'attacante che ha cambiato la bellezza di sette squadre in soli tre anni alla Gazzetta dello Sport tre settimane or sono. Ti ricordi la famosa storia delle birre che lui, completamente astemio, si rifiutava di bere in compagnia dei suoi nuovi compagni di squadra? Ecco, quest'intervista ha, per così dire, colmato la misura nei suoi rapporti freddini con Svennie. Il quale è gentilissimo di fronte ai media ma di una severità inusitata quando si tratta di condurre l'equilibrio del suo spogliatoio, come ben sanno molti tifosi della sua Lazio vincente alla fine degli Anni Novanta. Avanti un altro, e fuori dai piedi chi fa dei distinguo sul suo impegno per il nostro club: così ha deciso, con il placet di Mr Thaksin. E, se permetti, io lo ringrazio caldamente sia per l'affare concluso (a tal proposito stiano in campana il dottor Lotito e gl'istituti di credito che si celano alle sue spalle, perché se venisse loro in mente di non onorare l'accordo preso, sarebbero cavolini amari!), sia per il grande nome (Luis Fabiano? Huntelaar?) che in queste ore si sussurra possa arrivare al City Of Manchester Stadium ad allietare la nostra impagabile tifoseria.

C'M ON CITY FOREVER! - RENATO CTID

lunedì 21 gennaio 2008

UN ALTRO ITALIANO CON LA VALIGIA IN MANO


I giocatori italiani hanno da sempre un cattivo rapporto con il Regno Unito. Tranne alcune lodevoli eccezioni (Zola, Vialli e Di Canio) i tifosi britannici si sono dovuti sempre sorbire uno spettacolino davvero stucchevole. Sbarco in pompa magna all'areoporto, trasferimento trionfale con procuratore al seguito presso questa o quella sede sociale del nuovo club, sorrisini di prammatica ai nuovi tifosi, prime dichiarazioni accuratamente rilasciate in italiano - l'inglese, si sa, in Italia è una lingua considerata alla stregua dell'ostrogoto o del sanscrito! - e via con le prime, irrimediabili figuracce!
L'incapacità congenita di integrarsi con la patria dei nuovi datori di lavoro diventa per i nostri calciatori un alibi per giustificare prestazioni invariabilmente sotto tono. Al telefono con familiari e amici i nuovi neomilionari si comportano come gli emigranti con la valigia di cartone nei lontani Anni Cinquanta. "Qui si mangia da schifo, i miei nuovi compagni sono intrattabili perché bevono come spugne, il mister poi, non ne parliamo! Non capisce un acca di calcio, mi ha scelto senza conoscere le mie vere caratteristiche, però ... aspetta, guarda un po' cosa mi hanno recapitato adesso dalla sede: quattro biglietti andata e ritorno in prima classe per l'Italia da usare nel prossimo mese, però che carini!"
Insomma, nulla di nuovo sotto il sole! Ecco perché lassù ci siamo fatti la fama di inguarabili scansafatiche, buoni solo a lamentarsi per ogni più piccola contrarietà non dimenticando però d' incassare il cospicuo ingaggio a fine mese. Il tutto giocando, quando va bene, con la mentalità dell'impiegato statale che fa poco o nulla in più di quanto previsto dal suo contratto.
Tanto a togliere loro le castagne dal fuoco provvederà il solito ineffabile procuratore faccendiere in grado di ricucire i rapporti con la vecchia e con la nuova società organizzando il suo ritorno nel paese dei mandolini, delle mamme inconsolabili e di calciopoli!
Con l'opaca prestazione di ieri contro gli agguerriti hammers Rolando Bianchi pare abbia chiuso maluccio il suo travagliato rapporto col nostro City. Dopo tanto tempo ripartiva titolare dall'inizio e, invece di battersi con determinazione per smentire una volta per tutte il presunto scetticismo di Svennie, ha dato chiaramente l'impressione di pensare ad altro. A cosa? Alla sua nuova destinazione italiana (Torino o Lazio) dove il nostro connazionale tornato all'ovile potrà finalmente liberare il suo talento vessato, in questi mesi, dall'incomunicabilità col mondo circostante.
Come ha preso la sua decisione il meraviglioso pubblico dei Citizens? Delusione, irritazione, fastidio per essersi imbattuti nello stereotipo del calciatore italiano in trasferta di lavoro all'estero. "Ti avevamo accolto come un eroe, Svennie ti aveva pure accordato uno stipendione di quelli super e tu, alle prime difficoltà, ti sei subito arreso? Shit!" Questo ed altro traspare dai moltissimi post che si leggono nei forum frequentati da tifosi Skyblues sul web.
Da queste colonne, caro Rolando, non attenderti certo paroline dolci per la tua fuga dalle Eastlands! Avevi un'opportunità unica, quella di batterti con un ingaggio super per una società ambiziosa che credeva ciecamente in te: hai tradito le attese rovinando in parte la reputazione del calcio italiano in Inghilterra.
Ma non ti preoccupare! Appena ritornerai a casa alza la cornetta per concedere la tua prima intervista a un giornalista sportivo famoso per le sue reprimende sul calcio e sui calciatori inglesi: Tony Damascelli, è a lui che mi riferisco, sarà ben lieto di dare voce al tuo malumore sfoggiando i suoi proverbiali luoghi comuni contro i sudditi della (per lui, almeno) perfida Albione. Lo diceva pure un certo Luciano Moggi: questo Damascelli è davvero una personcina ammodo! Avanti un altro ma, se cerchi davvero un grande campione per qualificarci in Europa, caro Svennie, non prendere più un italiano!

venerdì 18 gennaio 2008

AVANTI IN FA CUP!


"Mercurial" è un aggettivo che gl'inglesi adoperano per indicare un genio. L'imprevedibilità con cui si muove fra centrocampo e attacco è una dote innata per Elano Blumer, anche quando non è al massimo della forma. La prima delle due sfide che ci oppongono questa settimana al COMS contro i coriacei hammers di Alan Curbishely è stata decisa da un suo preciso colpo di testa al 72°. Sulla sinistra l'inesauribile Petrov, autore di una prova maiuscola, mette, dopo una serie di numeri ad effetto che stordiscono il povero Neill, l'ennesimo invitante cross nell'area piccola. Rolando Bianchi svetta colpendo la sfera con la tempia destra. Palo clamoroso e palla che ballonzola invitante a due metri circa dalla linea bianca. L'area di rigore sotto al North Stand esonda di hammers come la vicina stazione di Piccadilly nell'orario di punta. Sembrano pronti a gettarsi sulla sfera quand'ecco che spunta la testolina del piccolo brasiliano ex Santos e Shaktar. Lemme lemme la sfera s'infila nel sacco e la nostra gente esulta: uno a zero e primo gol di testa in carriera per "Mercurial" Elano! Domenica si replica in Premier alle 17 ore italiane con diretta TV su Sky Calcio 5: un po' di bollicine, quelle del celebre inno in voga ad Upton Park nell'east londinese, sono evaporate. Ma non illudiamoci, amici! Ljundberg e soci lotteranno anche stavolta per cercare di raccogliere almeno un pareggio. Svennie, mi raccomando: noi Citizens vogliamo cantare al novantesimo "we're gonna bursting bubbles twice!" vale a dire: "vogliamo far scoppiare bollicine per la seconda volta!".

venerdì 11 gennaio 2008

THE GOAT: UN MITO CHE RESISTE


“Derby day the scores were level,
then the Goat was fed by neville,
silly boy should know for sure,
feed the Goat and he will score!!!”

“Il giorno del derby il risultato era in equilibrio,
quando il Goat fu preso in marcatura da Neville,
che sprovveduto! Doveva aspettarselo,
fai mangiare la Capra (= The Goat) e lui segnerà!!!!”


Sono a cena da amici Citizens nel capoluogo torinese e, all’improvviso, uno di loro mi mostra una maglia celebrativa dei Reddishblues con su scritto Feed The Goat. Suo figlio, un peperino biondo di 10 anni, salta su con una domanda: che vuol dire ‘sta scritta qui? Provo ad accontentarlo.
Stagione 2002/03. Il City, appena reduce da una doppia promozione dalla Second Division alla Premier League, era allenato da King Kev, alias Kevin Keegan. Non fu un’annata particolarmente esaltante: l’ex grande stella del Liverpool e della nazionale inglese, da manager, dimostrò di non saper certamente fare di conto investendo un mucchio di sterline su giocatori troppo in là con gli anni, demotivati, oppure scommettendo su autentiche meteore del pallone. Quell’anno, però, in attacco i nostri tifosi ebbero la fortuna di ammirare la coppia meglio assortita di coloured della nostra storia.
Nicholas Anelka, uno spocchioso parigino di Versailles, non fu certamente un idolo del North Stand. Il motivo? Malgrado i 45 gol segnati (alcuni meravigliosi) nelle sue 103 presenze con i nostri colori, furono troppe le prestazioni anonime se non addirittura indecenti, se rapportate al costo del suo cartellino. Ebbe però quella stagione una spalla che, partito come semplice riserva perché ritenuto da Keegan inadatto alla Premier League, finì per essere il trascinatore di quel City.
Leonardo Shaun Goater, a 33 anni, poteva dare l’impressione di un atleta che avesse ormai imboccato il viale del tramonto. Cresciuto in una poverissima comunità di pescatori dell’isola di Bermuda, colonia britannica, era emigrato nel 1988 a Manchester, ma nella parte sbagliata. Infatti i nostri vicini di periferia, alle prese con un noiosissimo tour promozionale da quelle parti, si erano trovati alle prese con un’amichevole contro una squadra locale saltata in extremis per motivi meteorologici. Si dice che un conto d’albergo ritenuto salatissimo fece saltare i nervi a quella gran pasta d’uomo che già allora doveva essere Sir Alec Ferguson. Conto non pagato e addebitato, udite udite, agli organizzatori del tour che, per non turbare i preziosi equilibri finanziari su cui ancora oggi si regge il discusso board dei rags, proposero di chiudere il contenzioso con una controfferta di pari valore. Il giovane e promettente Goater venne offerto gratis allo sdegnato scozzese che, passato il malumore, accettò. Appena giunto all’Old Trafford, il tempo per una sgambata di salute con gli schizzinosissimi scums, bastò una semplice telefonata ai sudditi, pardòn, agli amici del minuscolo club del Rotherham United e il fastidioso pacchetto proveniente dai Caraibi venne in tutta fretta sbolognato!
Uno dei motivi fu, incredibile a dirsi, il suo cognome: goater, in inglese, significa pastore di capre e vi lascio immaginare l’immenso imbarazzo con cui poteva essere ascoltato, da quei ricconi imborghesiti che frequentavano l’Old Trafford, uno speaker che pronunciasse quelle due sillabe, per di più nel cockney chiuso e quasi incomprensibile in voga dalle loro parti!
Pur non dotato da madre natura di un fisico perfetto, anche perché vissuto in condizioni terribili (talvolta saltava il pasto per due o tre giorni di fila da ragazzo!), il giovane Goater non battè ciglio al rifiuto di Sir Alex di tenerlo con sè e, piano piano, risalì la china dell’Olimpo calcistico inglese.
Si ritrovò, nove anni dopo, a giocare per noi grazie al fiuto di un nostro grande e indimenticabile manager, Joe Royle, che lo scovò nel Bristol City. Era il marzo del 1997. La folla del Maine Road, costretta dalla scarsità di mezzi finanziari a sobbarcarsi una serie infinita di retrocessioni e promozioni, dapprima fu scettica. Poi si appassionò di gara in gara per questo atleta dalla testa piccolissima ma dalle lunghe leve che, se messe in moto da qualche buon lancio dei vari Kinkladze e Ben Arbia, garantivano gol a raffica. “Feed the Goat!” fu il canto che accompagnò segnature a volte memorabili ed è anche il titolo della sua bella biografia, pubblicata da Sutton Publishing Ltd.
Indimenticabile fu il derby, l’ultimo disputato nel nostro glorioso impianto di Maine Road, vinto 3-1 con gol iniziale bello e rapinoso di Anelka e due portentose segnature di Goater.
The Goat, come si dice in gergo calcistico, diede la paga quel giorno e successivamente anche al ritorno all’Old Trafford (gol del pareggio al 91°, che goduria!) al pluriblasonato capitano dei rags Gary Neville.
Quest’ultimo visse un pomeriggio da incubo, durante la gara e dopo nello spogliatoio della squadra ospite dove testimoni oculari presenti quel giorno raccontano di urla raccapriccianti, nei suoi confronti, del baronetto collezionista di cavalli da corsa di Aberdeen.
Leonardo Shaun Goater è ancora oggi un idolo dei Citizens e segue da vicino iniziative umanitarie volte a migliorare la qualità di vita, tuttora non eccelsa, del popolo della sua stupenda isola nei Caraibi. La sua rivincita verso il cosiddetto grande club dei dintorni di Manchester, ormai, è storia!



giovedì 10 gennaio 2008

BUON COMPLEANNO, MARTIN!



Scattante, arrembante, potente, guizzante: non mancano gli aggettivi per rilevare come Martin Petrov sia diventato, partita dopo partita, il fulcro delle manovre offensive del nostro City. L’attaccante bulgaro, dopo campionati altalenanti prima in Germania al Wolfsburg e dopo in Spagna all’Atletico Madrid, sta finalmente trovando a Manchester la sua consacrazione calcistica. Nel 4-4-1-1 creato da Svennie, Martin è messo nelle condizioni di calciare in tutti i modi possibili ed immaginabili col piede sinistro. La sua corsa palla al piede è sempre piacevole a vedersi ma, quel che più conta, gli permette di essere un punto di riferimento costante. Sa correre per novanta minuti con e senza palla e, pur giocando quasi sempre sulla fascia sinistra, è un macinapalloni inesauribile. Fuori dal rettangolo di gioco, poi, dicono sia un mattacchione, uno facile alle battute ma altrettanto pronto a sgobbare sotto l’occhio vigile del duo Eriksson-Backe. Petrov è prezioso anche perché riesce a far spogliatoio mettendo la sua discreta esperienza a disposizione di quei compagni di squadra più giovani ed inesperti.
Dunne, il capitano, del nostro City è diventato il simbolo della concretezza e dello spirito di sacrificio. Elano, invece, ne è l’artista e, da buon brasiliano, tira fuori dal cilindro numerose giocate ad effetto. Ma è Martin Petrov il nostro vero uomo-squadra! Mix irresistibile di dinamismo e fosforo, chissà perché, le pochissime volte in cui non è in giornata, il City guarda caso perde. Più di cinquanta presenze nella sua nazionale, Martin compierà 29 anni il prossimo 15 gennaio. Spegnerà le candeline proprio alla vigilia del replay casalingo di FA Cup contro il West Ham: chissà se terrà in serbo, per l’occasione, uno dei suoi proverbiali shoots da fuori area?

giovedì 3 gennaio 2008

MAGPIES-CITY 0-2: SPLENDE LA STELLA DI HART!


Bert Trauttman, Frank Swift, Joe Corrigan: se dovessi scegliere a bruciapelo i tre migliori guardiani della porta del City di sempre, non ho dubbi a scegliere loro! Però, dopo la sua ennesima prova positiva di ieri sera a Newcastle, il 20enne talento di Shewsbury Joe Hart si candida con sempre maggior autorevolezza a una carriera di grande portiere analoga a quei magnifici tre.
Infatti, nella vittoria esterna sui deludentissimi Geordies dell'estremo Nord d'Inghilterra firmata dal ritrovato Elano Blumer e dalla new entry Gelson Fernandez, spicca per tempestività e icastica bellezza la portentosa uscita di piede, a pochi secondi dall'inizio della ripresa, su Michael Owen.
Francamente non so quanti colleghi, più esperti di lui, ce l'avrebbero fatta a disinnescare la bomba rasoterra maligna di destro indirizzata a botta sicura, solo soletto sul dischetto del rigore, dal prode attaccante di Chester. Ebbene, sarà l'incoscienza dei suoi verdi anni, sarà la freddezza nell'affrontare le partite del suo amato club - il nostro non dimentica mai d'indossare, sotto la sua divisa da portiere, una maglietta dei fedelissimi del North Stand - fatto sta che Hart è sembrato come Papa Leone solo davanti agli Unni di Attila! Il giovanissimo Joe, oltre a dare sicurezza ai compagni con le sue uscite tempestive, ha ormai vinto direi per KO tecnico la sua personale sfida con Isaksson e con Schmeichel per la maglia da titolare nel City, da oggi solo al quarto posto in classifica, di Sven Goran Eriksson. E lo ha fatto, a parer mio, soprattutto grazie a una dote, il rinvio lungo di piede su alleggerimento dei suoi colleghi della difesa, che pochissimi portieri al mondo posseggono.
In alto i cuori per te, piccolo grande Joe! Il nostro futuro, dopo le tue recenti prodezze, è sempre più roseo anzi ... sky blue per noi appassionati del Manchester City!

IL TIFO A MANCHESTER? LA PAROLA AD ALEX



Cari amici Citizens,

in primis gli auguri da parte mia per un florido 2008, ricco di successi e soddisfazioni, che magari possano ben sposarsi con i colori da noi amati...che fanno rima dolce con lo Sky Blue del nostro Manchester City ....

In attesa di godermi la sfida del St James's Park contro i Magpies, in programma questa sera, prendo spunto da un articolo pubblicato sul sito della Gazzetta nel primo pomeriggio di oggi, mercoledì 2 Gennaio. Tratta della vena polemica di Ferguson riguardo al tifo (si può chiamare così o cambiamo termine?) dei suoi supporters in occasione di uno striminzito successo casalingo (perdonatemi, ma proprio non rischio a citare nomi propri, eventi o quantaltro che riguardi la squadra di Trafford) adatto, a suo dire, ad una parata funebre piuttosto che ad una gioiosa festa pallonara.

Ebbene, caro Fergie, magari ti è rosicato un pò vedere lo spettacolo sugli spalti offerto dai nostri TIFOSI in occasione della sfida di domenica scorsa al COMS contro il Liverpool. Ti rode, ma forse non vuoi ammetterlo, anche se la tua confessione esplicita mette a nudo la freddezza di tutto coloro che credono di elevarsi a paladini del tifo solo perchè vestono colori blasonati o supportano un club con tanti trofei in bacheca.

Caro Sir Alex, purtroppo devi abituarti ai tuoi pseudo sostenitori! Tieniti successi, punti, ricchi ingaggi. Cùllati sogni di gloria in Europa. Al momento io, come tanti altri tifosi citizens, mi godo la squadra, sorretta e sospinta da un tifo incessante ed orgoglioso, in vista degli investimenti del nostro presidente sul mercato e di un futuro ricco di speranza e sogni da vivere sino in fondo: e scusate se è poco!

ALEX MARIANI - MILANO