mercoledì 24 settembre 2008

BLUES E GRANATA: AMICI NEL NOME DI UWE ROSLER


C’era una volta, nei giorni bui degli Anni Novanta in cui il nostro club si barcamenava fra Championship, in 1st e addirittura 2nd Division, un curioso gemellaggio fra le tifoserie del Torino e del nostro City. In Curva Maratona campeggiava spesso un grande bandierone con la scritta TORO CLUB ENGLAND. A portarlo con legittimo orgoglio c’erano, mischiati gli uni agli altri, piemontesi granata e mancuniani dal cuore decorato di skyblue. Avevano due caratteristiche in comune: 1) sui rispettivi documenti d’identità, alla voce stato civile c’era scritto: libero e 2) provavano una sincera repulsione per i colori degli altri due club cittadini, considerati unanimemente due simboli del Potere Consolidato.
Amici per la pelle, i primi partivano alla volta di Manchester per sostenere il povero City sommerso da mille difficoltà eppure mai domo. I secondi, invece, seguivano il Toro dell’era Borsano & Mondonico sia in Italia che nelle trasferte europee. Furono meravigliose trasferte fatte di accalorate discussioni, avventure amorose, bevute e mangiate pantagrueliche. Ad interrompere la magia di questi incontri avrebbe provveduto la triste litania dei primi matrimoni, delle nuove responsabilità da capofamiglia, e via dicendo. Ma questo è un altro discorso, amici Citizens!
Idolo indiscusso dei fans granata quando si recavano nel glorioso tempio del Maine Road fu Uwe Rosler. Centravanti proveniente dalla Germania Est, arrivò come un perfetto sconosciuto con la formula del prestito di tre mesi a marzo 1994. Neanche il tempo di ambientarsi in vista della stagione successiva che, a guidare i nostri Blues, arrivò forse il peggior manager della nostra storia. Alan Ball trattò con alterigia, relegando in panca e in tribuna, il povero atleta tedesco che pure dava l’anima ogni occasione che veniva messo in campo.
Certo, un grande campione non fu, il nostro eroe, ma non per questo si perse d’animo. Tosto, anzi tostissimo benché certamente poco dotato di centimetri da madre natura, Rosler probabilmente conosceva una sola tattica di gioco: la lotta dura e senza tregua contro il marcatore avversario!
Ci riuscì così bene al punto di segnare, dal 1993 al 1998, la bellezza di 65 reti in 181 partite disputate con la nostra divisa: una rispettabilissima media realizzativi di un gol su 3 partite, non male, vero?
Il più celebre di questi gol diede la stura a una leggenda che, da sola, spiega quanto sia grande e colmo di raffinata ironia l’amore che lega i nostri fans al City. Fu un tiro di una potenza squassante che si abbattè sul povero portiere dei rags finendo poi per varcare la linea di porta dell’Old Trafford. Era il gol del provvisorio 2-2, poi i maledetti avrebbero vinto ugualmente!
Ma qualche Citizen presente quel giorno allo swamp, nel raccontare quella prodezza ai suoi amici in un pub della Manchester skyblue, disse che a ispirare Rosler era stato suo nonno, mitico pilota di uno Stukas, durante la Seconda Guerra Mondiale. “Uwe’s Grandad bombed Old Trafford!” questa la frase che i tifosi del North Stand stamparono in migliaia di magliette rievocative: molti loro amici granata ne possiedono una copia e la conservano religiosamente, al riparo dagli sguardi increduli dei loro familiari sicuramente ignari, nel ricordo dei bei tempi andati.
Quello era davvero un altro calcio, sia in campo che sugli spalti, amici Citizens!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Guarda, Renato, che l'Old Trafford fu bombardato per davvero e precisamente l'11 Marzo 1941 da un raid aereo dei nazi! I rags, in quel momento poveri e malmessi, dovettero chiedere ospitalità proprio al City e disputarono le loro gare interne nel nostro Maine Road fino al 1949. Naturalmente è una bufala la storia che a bombardare il loro stadio fosse il nonno di Rosler: è sarcasmo tipico di noi Blues, dovresti saperlo, no? Come On City!

Anonimo ha detto...
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