Cosa possono avere in comune un capostazione di Torino Porta Nuova vissuto a cavallo fra gli Anni Trenta e Quaranta ed una 85enne distinta signora di Manchester che, appena scomparsa, lascia nello sconforto quasi una città intera? La stessa genuina passione per due squadre di calcio, rispettivamente il Grande Torino ed il Manchester City, manifestatasi attraverso due diversi strumenti musicali. Lui, Oreste Bolmida all’anagrafe, ma per tutti i tifosi granata “Il Trombettiere del Filadelfia”, si portava dietro allo stadio – altri tempi, allora! - la tromba del principale scalo ferroviario torinese. Lei, Helen Turner nella vita quotidiana, era invece meglio nota come “Helen The Bell” perché, durante le partite casalinghe dei suoi amati Blues, si sedeva in prima fila nel settore considerato più caldo armata di una campanella squillante. L’unica sostanziale differenza fra i due è che Oreste ebbe la fortuna di vedere dal vivo una delle più grandi squadre di tutti i tempi, mentre la tenera lady del Lancashire dovette accontentarsi di gioire pienamente solo a cavallo fra la fine degli Anni Sessanta e l’inizio dei Settanta al solo grande momento di gloria della sua squadra. Entrambi vissero a stretto contatto con tifosi e squadre dirimpettaie che furono – e sono ancora oggi! - veri e propri simboli del Potere Costituito: ma che lezione di classe hanno dato, sia Oreste che Helen, seguendo da vicino i loro beniamini! Tutti i granata di una certa età possono testimoniare come, in occasione dei derby, Oreste usasse regalare alle belle signore bianconere mazzi di gladioli, non rinunciando al piacere squisito di qualche amabile sfottò. Helen, tranne che negli ultimi dei suoi 85 anni di vita terrena quando fu costretta da un’infermità su una sedia a rotelle, si occupò di assistenza agli anziani non autosufficenti della Greater Manchester e dei dintorni. Nelle corsie degli ospedali o a casa loro, l’intrepida capotifosa dei Blues ebbe chissà quante occasioni d’incrociare tifosi della parte avversa: gente troppo ben abituata alle vittorie della squadra di Stretford, personcine spesso arroganti, ma che Helen, con tipico aplomb britannico, teneva a bada fingendo d’ignorare la loro spesso gratuita villania. L’uno era di casa al mitico Filadelfia, l’altra nel meraviglioso impianto del Maine Road, ora abbattuto per far posto ad una serie infinita di graziose (?!?) villette a schiera: Oreste suonava la sua tromba appena il suo istinto gli faceva scorgere nei suoi magici campioni le avvisaglie di una fiacca o di una battuta d’arresto. Helen impugnava fiera la sua campanella quando vedeva in difficoltà i suoi Blues: gente come Bell, Lee, Summerbee, il coach Malcolm Allison, ammiratore del nostro grande Paròn Nereo Rocco, e prima ancora il portiere tedesco, giunto suo malgrado in Inghilterra perché prigioniero di guerra, il grandissimo Bert Trautmann, sentivano una scarica di adrenalina col suono scintillante della signora in Blue.Oreste ed Helen: due vite di tifosi che fanno riflettere. Sono simboli di un calcio che non c’è più? Spero tanto di no! Per me loro due rappresentano due grandi personaggi legati dall’amore indissolubile per due squadre di due città così lontane eppure così simili nella loro storia economica e sociale. Da Torino a Manchester, immagino Oreste che stacca un biglietto di sola andata per sé e per Helen The Bell verso un angolo, per metà granata e per l’altra metà tutto Blue, di autentico Paradiso sportivo.
martedì 18 settembre 2007
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3 commenti:
Che bello leggere di questa analogia fra tifoserie del Toro e del Man City! Nei primi Anni Novanta eravamo in molti granata ad andare al Maine Road così come tanti tifosi Blues venivano a incitarci nei derby e nelle trasferte di Coppa UEFA. Chissà se i tempi sono di nuovo maturi per rinnovare questo gemellaggio, Renato?
Spero proprio di sì, caro amico! Sembra che per City e Toro le cose stiano volgendo al meglio, no?
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Good to see City fans out in Italy. Forza City Forza Toro!!
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